Una questione non ancora risolta tra Giappone e Corea del Sud, dai tempi della seconda guerra mondiale quella “donne di conforto” principlamente sudcoreane, soggette a schiavitù sessuale da parte delle truppe giapponesi. Tokyo ha richiamato l’ambasciatore dellla Corea del Sud per una statua di una giovane ragazza eretta come segno di protesta davanti al consolato giapponese di Busan in Corea del Sud. Il Giappone ha accusato Seoul di non rispettare gli accordi del 2015, bloccando gli indennizzi offerti alle famiglie sudcoreane coinvolte, in cambio di uno stop alle polemiche.
Japan suspends talks on FX swap deal with South Korea over comfort women statue https://t.co/0PbcxXSyje— Reuters World (@ReutersWorld) 6 gennaio 2017
Secondo le stime sarebbero 200 mila in tutto le donne oltre che sudcoreane, indonesiane e cinesi sottoposte a schiavitù sessuale dalle truppe giapponesi nel corso del secondo conflitto mondiale. Secondo alcuni storici come Lee Yeong-Hun si trattava di “prostitute volontarie”, per altri l’esercito e la marina giapponesi erano responsabili della coercizione.