Ucraina, la crisi esaspera le divisioni regionali

2014-02-21 18

L’aggravarsi della crisi in Ucraina allarga il fossato tra le regioni dell’Est, dove la popolazione è in maggioranza russofona ed economicamente più legata a Mosca, e le regioni occidentali, attirate dalla prospettiva di un avvicinamento all’Europa.

A Kracovets, vicino al confine polacco, circa trecento persone bloccano la frontiera da mercoledì, in segno di solidarietà con i manifestanti di Kiev. In questa località, la maggior parte dei residenti immagina il proprio futuro in Occidente.

Wolodymyr, manifestante: “Gli ucraini vogliono andare in Europa perché vedono che ci sono maggiori possibilità di guadagno, mentre qui facciamo la fame. In Ucraina c‘è solo povertà”.

Di fronte agli scontri più violenti che abbiano insanguinato l’Ucraina dopo l’indipendenza nel 1991, a Mosca c‘è chi evoca lo spettro della guerra civile. Dmitri Trenin, direttore del Carnegie Moscow Centre: “Penso che la gente abbia iniziato a prendere in considerazione l’eventualità di una guerra civile e di una partizione del Paese. E’ uno scenario terribile, semplicemente terribile… eppure non possiamo ignorarlo, nella speranza che non si materializzi. Quel che è certo è che la classe politica ucraina non ha mai dovuto sostenere un carico di responsabilità maggiore di questo”.

Ma la classe politica rispecchia le divisioni esistenti nel Paese. Alle ultime elezioni legislative, le regioni del sud e dell’est, in blu, hanno votato in maggioranza per il Partito del presidente Ianukovich.

A Luhansk, non lontano dal confine con la Russia, è stata avanzata l’idea di trasformare l’Ucraina in una federazione, sul modello tedesco o svizzero. Secondo il numero uno del Consiglio Regionale, Valeri Halenko, potrebbe essere la soluzione alla crisi attuale: “Crediamo che un assetto federale possa garantire meglio la sicurezza della popolazione. Nessuno ha il diritto di venire qui a dirci come dobbiamo vivere, come dobbiamo amare la madrepatria e quali interessi dobbiamo servire”.

L’ipotesi federale è caldeggiata anche da alcuni consiglieri del Cremlino, secondo i quali permetterebbe alle regioni ucraine russofone, come la Crimea, di integrare l’unione doganale elborata da Mosca.

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