I manifestanti non abbandonano piazza Maidan. Anche questa notte i copertoni in fiamme li scalderanno e li divideranno dalla polizia che continua a circondare il luogo simbolo della protesta contro Yanukovich.
Resteranno in piazza nonostante le circa cento vittime e i seicento feriti, bilancio di un giovedì di scontri con i Berkut, le unità speciali della polizia, che hanno impugnato armi da fuoco, autorizzati ad usarle per legittima difesa.
Gli antigovernativi rispondono con bastoni, pietre, molotov e in qualche caso anche con armi da fuoco. Lo scenario è quello di una vera guerra civile che la diplomazia internazionale sta provando a fermare con negoziati a tutto campo e la minaccia di sanzioni per i responsabili del massacro. Tra i manifestanti anche tante donne, nonostante i leader dell’opposizione avessero chiesto che lasciassero
la zona.
“Certo che ho paura – dice al microfono di euronews una ragazza – Tutta la gente ha paura ma se non cambierà nulla, avremo sempre più paura. E tutti lo sanno, ed è per questo che siamo qui”.
“I mattoni e le molotov – aggiunge un uomo – sono gli strumenti di autodifesa per proteggerci dai Berkut che picchiano e uccidono la gente”.
Dopo la violenza i manifestanti hanno ripreso le proprie posizioni, facendo indietreggiare la polizia. Intanto il sindaco di Kiev si è dimesso dal partito delle Regioni, lo stesso di Yanukovich, e la polizia della Transcarpazia è passata dalla parte degli antigovernativi.