Icona del cinema americano indipendente, attore feticcio di alcuni dei maggior talenti hollywoodiani Philip Seymour Hoffman ci lascia troppo presto, probabilmente per overdose, alla vigilia del suo secondo film da regista previsto in primavera.
Il Sundance Film Festival ha appena ospitato due film in cui è coprotagonista: “A most wanted man” dell’olandese Anton Corbijn e “God’s pocket” di John Slattery. Il festival fondato da Robert Redford vedeva in Hoffman un abituée anche considerando quantità e qualità delle sue gesta.
Ad una delle domande rivoltegli sulle difficoltà del suo ultimo personaggio rispondeva che bisogna essere fedeli alla storia ma contemporaneamente far brillare il personaggio fino a stupire.
L’incontro della vita è stato per lui col regista Paul Thomas Anderson che lo scelse nel 1996 in ‘‘Sidney’‘ e poi, per un ruolo importante, in “Boogie Nights”.
Interpretazione magistrale, così come lo sono state quella mostrate ne “Il grande Lebowski” dei fratelli Coen (1998), “Magnolia” (1999) e in “Ubriaco d’amore” (2002) sempre di Anderson.
Sarà pero’ Bennett Miller a portarlo all’Oscar come miglior attore protagonista in “Truman Capote” dove Seymour Hoffman letteralmente “diventa” il grande scrittore statunitense.
LEONARD MARTIN, CRITICO CINEMATOGRAFICO:
“E’ una perdita gravissima perchè era uno dei grandi attori della sua generazione ed era assolutamente versatile. Credo che non ci fosse una parte in cui non avrebbe potuto calarsi dei ruoli da commedia a quelli tragici”.
Hoffman aveva avuto ben 3 nomination dell’Academy come miglior attore secondario per “Charlie Wilson’s War” in cui interpretava un agente della CIA.
Ebbe la nomination anche per il ruolo del controverso prete Brendan Flynn nel film “Doubt” in cui condivise il set con Meryl Streep.
Con il recente “The Master” aveva vinto la Coppa Volpi a Venezia e ricevuto una candidatura all’Oscar.
In carriera ha interpretato 63 ruoli, ma
molti di più sono quelli cui ha dato corpo e voce in teatro, con scelte spesso scomode ma sempre lodate dalla critica e coronate nel 2000 da un Tony Award.
LEONARD MARTIN, CRITICO CINEMATOGRAFICO:
“Si era dato molto al teatro dove era iniziata la sua carriera ma ha partecipato anche alla saga di “Hunger Games”“ .
Avrebbe compiuto 47 anni il 23 luglio, essendo nato nel 1967 a Fairport, nello stato di New York. Stava recitando nella seconda parte di “Hunger Games – Il Canto della rivolta”. Nella prima parte del film è stato già interprete,e la pellicola è ora in fase di post produzione. Nelle sale italiane giungerà il prossimo novembre.