L’esercito turco non prenderà alcuna posizione nell’attuale crisi politica del Paese, la peggiore da quando Recep Tayyp Erdogan è andato al potere nel 2002.
Il chiarimento da parte dei militari, che in passato hanno esercitato forti pressioni sui governi e hanno condotto tre colpi di Stato, è arrivato dopo che una fonte vicina all’esecutivo aveva ipotizzato un loro intervento.
Nella vicenda della tangentopoli turca è entrato anche il Consiglio di Stato, che ha respinto la norma del governo che obbligava la polizia ad informare i superiori sul contenuto delle inchieste in corso. Una disposizione varata il 21 dicembre, dopo gli arresti di decine di persone per corruzione, tra cui i figli di diversi ministri, che avevano scatenato il terremoto politico.
Erdogan, in un discorso all’università di Sakarya, dove ha ricevuto una laurea honoris causa, ha parlato della sentenza come di un “crimine” commesso dai magistrati.
“Mi chiedo chi giudicherà questo Consiglio”, ha detto, “Se il popolo ce lo chiederà, faremo un passo indietro; ma ci sta dicendo di rimanere e non daremo ascolto a chi vuole mandarci a casa”.
Una parte della Turchia continua a manifestare in diverse città. Alcuni dimostranti sono tornati a radunarsi in piazza Taksim, quest’estate diventata luogo simbolo delle prime imponenti proteste contro l’esecutivo di Erdogan.