Lo scandalo corruzione in Turchia rischia di travolgere il premier Erdogan: tre dei suoi ministri, quelli dell’Interno, Economia e Ambiente, si sono dimessi dopo che i loro figli sono finiti in manette in una ‘tangentopoli’ che finora ha portato all’arresto di oltre 50 persone.
Il capo del governo così si è difeso:
“La ragione per cui il nostro partito ha vinto, il motivo per il quale abbiamo preso il timone e diretto il paese per 11 anni, è la nostra onestà, il nostro impegno per il paese e la nostra determinazione nel combattere la corruzione. Il nostro partito non sottovaluta e non tollera la corruzione. Se lo facessimo, perderemmo la nostra ragione di esistere”.
Dimettendosi il responsabile dell’Ambiente, Bayraktar, ha invitato anche il primo ministro a lasciare: “per il bene ed il benessere di questo paese” ha sottolineato.
Una vera e propria bufera per il premier a tre mesi dalle cruciali elezioni amministrative di marzo: sempre più in difficoltà per lo scandalo Erdoggan è tornato a denunciare, come fece all’epoca delle proteste di Gezi Park, un complotto internazionale contro il suo esecutivo.