Il partito comunista cinese, diviso tra statalismo e capitalismo rosso, celebra il 120esimo anniversario della nascita di Mao Tse-tung.
Il fondatore della Cina moderna è di nuovo un simbolo per quei cinesi che credono che il Paese stia correndo troppo velocemente verso l’economia di mercato, generando disuguaglianze sociali e corruzione.
Dall’altra parte, il vertice del partito di Stato, non ha voluto celebrazioni in grande stile, le prime sotto la presidenza di Xi Jinping. Il capo dello Stato negli ultimi giorni ha ricordato gli errori commessi del Grande Timoniere. Primo su tutti, la Rivoluzione Culturale del 1966, di cui lo stesso Xi fu vittima, dovendo subire la carcerazione del padre e il suo esilio in campagna.
I vertici del partito comunista relegano Mao nella tradizione e ridimensionano l’evento, ma nella sua città, dove nacque il 26 dicembre del 1893 è ancora considerato un semidio. A Shaoshan è stato speso l’equivalente di oltre 200mila euro per celebrare il concittadino più famoso, ma forse il Grande Timoniere non avrebbe gradito.