Ruoppolo Teleacras - Una croce su Crocetta

2012-11-20 4

Il servizio di Angelo Ruoppolo Teleacras Agrigento del 24 aprile 2009. Blitz antimafia nel nisseno. Due arresti della Polizia. Sventato un agguato, già progettato, al sindaco di Gela, Rosario Crocetta, e ad alcuni imprenditori coraggiosi (per il video seleziona Alta qualità cliccando su HQ in basso a destra dello schermo).
Ecco il testo:
Una croce è stata disegnata su Crocetta. Il sindaco di Gela, Rosario Crocetta, sarebbe morto ammazzato. Ed insieme a lui anche alcuni imprenditori, che si sono ribellati al racket delle estorsioni ed hanno collaborato con le Forze dell'Ordine e la Magistratura. Il clan storico degli Emmanuello di Gela avrebbe progettato ed ordito un attentato. Eclatante. Sventato appena in tempo dalla Squadra mobile di Caltanissetta, agli ordini di Giovanni Giudice, e dalla Polizia di Gela. Il pericolo dell'agguato sarebbe stato attuale ed imminente. Ecco perchè la Direzione distrettuale antimafia nissena, capeggiata da Sergio Lari, ha spiccato subito i mandati di cattura. In carcere Maurizio Saverio La Rosa, 40 anni, e Maurizio Trubia, 41 anni, accusati di associazione mafiosa. Rosario Crocetta avrebbe pagato con la vita il suo impegno antimafia, e così anche gli imprenditori coraggiosi. Il piano di morte sarebbe stato pianificato da Maurizio La Rosa. E dell'attentato a Crocetta ha raccontato anche il boss pentito Carmelo Barbieri, ex reggente del clan Emmanuello, il cui primo verbale di interrogatorio da collaboratore di giustizia è del 6 marzo scorso. Le indagini avrebbero stroncato il tentativo di ricostituzione a Gela del gruppo di Cosa nostra, decimato da arresti e pentimenti. Il primo nemico da abbattere sarebbe stato Crocetta, colpevole anche del licenziamento dal Comune di Gela della moglie di Daniele Emmanuello, Virginia Di Fede. Poi, nel mirino, gli imprenditori disobbedienti, come uno che ha denunciato il pizzo, 15mila euro, che gli è stato imposto per dei lavori all'Acquedotto di Milano. Infatti, il clan di Gela avrebbe preteso denaro anche sugli appalti che le imprese siciliane si sono aggiudicate nel nord Italia. In cambio sarebbe stata offerta protezione. E come garanzia di credibilità armi ed esplosivo, nella disponibilità del clan Emmanuello.

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