Ruoppolo Teleacras - Omicidio Costanza in Appello

2012-10-15 32

Il servizio di Angelo Ruoppolo Teleacras Agrigento ( http://www.facebook.com/pages/Angelo-Ruoppolo/40129859538?ref=search ) dell' 8 maggio 2010.
L' omicidio dell' imprenditore di Favara, Antonio Costanza. La Corte d' Assise d' Appello di Palermo conferma la sentenza di primo grado al processo contro i presunti responsabili.
Ecco il testo:
25 maggio 1995, le campagne di Casteltermini. Conflitto a fuoco. La Direzione investigativa antimafia di Agrigento arresta il latitante Salvatore Fragapane, di Santa Elisabetta, Capo di Cosa nostra agrigentina. Fragapane è tradito, forse, da una soffiata. Si sospetta di Antonino Di Caro, di Canicatti, "u dutturi" , perchè laureato in agraria, figlio di un ex capo, Giuseppe Di Caro. Un mese dopo, il 24 giugno, è arrestato a Palermo Leoluca Bagarella, sorpreso sotto casa, in una palazzina davanti l' abitazione dei giudici Lo Forte e Pignatone. Antonino Di Caro, già Capo provincia di Agrigento, avrebbe facilitato anche la cattura di Bagarella. In verità non è la verità. Di Caro è solo "tragediato" , per essere ucciso. Infatti è vittima di un tranello. Lo invitano a Palermo. E' il 24 giugno del 95. Di Caro è sciolto nell' acido. Nella camera della morte vi sono anche Giovanni Riina, il figlio del Capo dei Capi, che strangola Di Caro ed è il suo primo omicidio. Poi Giovanni Brusca, che strappa dal polso della vittima un orologio di valore, un Ebel. Poi tra il 25 ed il 27 giugno è ucciso anche limprenditore di Favara, Antonio Costanza, perchè amico di Antonio Di Caro, perchè si teme la sua vendetta per la morte di Di Caro, e perchè è ostile al clan Fragapane. Luigi Putrone racconta: "abbiamo dato un appuntamento a Costanza, poi Leonardo Fragapane di Santa Elisabetta gli ha sparato, poi abbiamo tentato di strangolarlo e poi Giuseppe Gambacorta di Porto Empedocle gli ha sparato il colpo di grazia alla testa. Il cadavere, con l' aiuto di Giovanni Aquilina, di Grotte, è stato sepolto nella cava di Vincenzo Licata, anche lui di Grotte, tra Milena e Campofranco" . Poi anche i racalmutesi Maurizio Di Gati ed Ignazio Gagliardo confermano. Adesso la Corte d' Assise d' Appello di Palermo ha confermato le condanne inflitte dalla Corte d' Assise di Agrigento il 30 settembre scorso. Ergastolo per Giuseppe Fanara di Santa Elisabetta, Giuseppe Gambacorta di Porto Empedocle e Leoluca Bagarella di Corleone, e 14 anni di reclusione a Giovanni Aquilina di Grotte che è stato condannato per l' occultamento del cadavere ed assolto dall' accusa di omicidio.

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