Ruoppolo Teleacras - Operazione Apocalisse

2012-09-19 11

I servizi di Angelo Ruoppolo Teleacras Agrigento del 26 e 27 marzo 2010. Blitz antimafia dei Carabinieri di Agrigento e della Dda di di Palermo. 8 arresti. Nel mirino gli affari ed i colonnelli del boss Falsone.
Ecco i testi (in sintesi) : Il 25 maggio del 2009 scatta il blitz in una casa nella campagne tra Cianciana in provincia di Agrigento, e Palazzo Adriano, in provincia di Palermo. Il capo di Cosa nostra agrigentina, Giuseppe Falsone, di Campobello di Licata, è appena fuggito. Nel rifugio del latitante è scoperta una bibbia con la foto del boss ed alcuni fogli. Si tratta della contabilità per la gestione finanziaria della discarica di Campobello di Licata. Dopo l'arresto di Bernardo Provenzano, l' 11 aprile del 2006, nel covo di contrada Montagna dei Cavalli, a Corleone, sono scoperti 2 pizzini di Giuseppe Falsone. Il capomafia agrigentino chiede a Provenzano l' autorizzazione a mantenere contatti ed affari nell' ambito della catena commerciale dei supermercati "Eurospin". Dunque, la discarica di Campobello ed i supermercati "Eurospin" : ecco i due grimaldelli su cui ruota l' inchiesta cosiddetta "Apocalisse" . Giuseppe Falsone si sarebbe occupato della scelta del sito e della gestione operativa della discarica di Campobello di Licata, che e' stata sequestrata. Blitz dei Carabinieri del Comando provinciale dei Carabinieri di Agrigento e della Direzione distrettuale antimafia di Palermo. In carcere 8 presunti colonnelli e fedelissimi di Giuseppe Falsone. Eccoli:
Pino Gambino, 38 anni, di Canicattì, presunto capo della famiglia di Ravanusa e del mandamento di Campobello di Licata. Diego Gioacchino Lo Giudice, 64 anni, di Canicattì, imprenditore, presunto affiliato alla famiglia di Canicattì, ed impegnato nella costruzione del nuovo supermercato Eurospin a Campobello di Licata. Gioacchino Francesco Cottitto, 43 anni, di Palma di Montechiaro, presunto referente per la costruzione del nuovo Eurospin nel Comune di Palma di Montechiaro. Giancarlo Buggea, 40 anni, di Canicattì, imprenditore, già condannato ad 8 anni di carcere per associazione mafiosa ed estorsione.
Salvatore Paci, 61 anni, di Campobello di Licata, e Calogero Paci, 35 anni, anche lui di Campobello di Licata, entrambi imprenditori ed impegnati nella progettazione, costruzione e gestione della discarica di Campobello, così come l' imprenditore di Canicattì, Giovanni Marino, 43 anni, anche lui arrestato. Poi Ferdinando Bonanno, 70 anni, nato a Regalbuto, in provincia di Enna, socio ed addetto allo sviluppo di "Eurospin Sicilia", ritenuto il tramite tra la maxi distribuzione commerciale ed i rappresentanti agrigentini di Cosa nostra. Sigilli a beni per 30 milioni di euro. Le società sequestrate sono 5. Una è la Laes, lavora nella discarica di Campobello di Licata, ed è intestata a Giovanni Marino di Canicattì, e Maria Carmela Paci, di Campobello di Licata, figlia di Salvatore Paci e sorella di Calogero Paci. Poi la " Giobean " di Campobello di Licata, impegnata negli appalti pubblici e privati, intestata a Calogero Paci. Poi la " Simas " di Canicattì, che lavora alla costruzione del nuovo "Eurospin" a Campobello di Licata, ed è intestata a Simone Luca Lo Giudice e Gaetano Lo Giudice, entrambi figli di Diego Gioacchino Lo Giudice, di Canicattì. Poi la " Rotonda dei pini " , di Canicattì, impegnata nel settore agricolo, ed è gestita da Gioacchino Francesco Cottitto, di Palma di Montechiaro. Poi la " Biofrutta " di Naro. La titolare è Maria Katia Gueli, moglie di Giancarlo Buggea, e figlia dell'ex sindaco di Campobello, Calogero Gueli. Poi, ancora raggi x tra gli arrestati. Pino Gambino di Ravanusa è ritenuto alla diretta dipendenza del latitante Giuseppe Falsone del quale sarebbe materialmente il braccio destro. Falsone ha protetto Pino Gambino tanto da uccidere Giuseppe Spatazza, di Campobello, perchè, come ha raccontato il pentito Giuseppe Sardino, dopo il pentimento di Luigi Putrone, ha temuto che Putrone accusasse Spatazza del duplice omicidio dei fratelli Michele e Filippo Ferranti, uccisi a Campobello il 29 settembre del 93. All' agguato avrebbero partecipato Putrone, Falsone, Pino Gambino e Spatazza, che fu ferito al braccio destro, e la moglie, che poi si separò dal marito, denunciò il ferimento ai Carabinieri. Luigi Putrone non ha accusato Gambino perchè non lo ha conosciuto, e Falsone allora ha ucciso Spatazza per garantire l' impunità a Gambino. Diego Gioacchino Lo Giudice di Canicattì sarebbe stato prestanome e socio in affari del già capo di Cosa nostra agrigentina, Antonio Di Caro, poi ucciso il 30 giugno del 95, e adesso lo sarebbe di Giuseppe Falsone.Lo Giudice avrebbe partecipato, tra settembre ed ottobre del 2003, nella casa di Giancarlo Buggea, tra Canicattì e Campobello, alla riunione che ha incoronato Falsone capo provincia. Ed ancora, una casa di Lo Giudice, nelle campagne di Licata, sarebbe stata utilizzata da Falsone come covo.