Un incendiario seriale si potrebbe definire così il giovane 26enne attualmente in stato dei fermo nel carcere di Matera che nella giornata di ieri è stato interrogato dagli agenti della squadra mobile della Questura. Grazie all'identixit di alcuni cittadini sarebbe lui l'autore di alcune decine di incendi di cui 6 certi che hanno interessato una vasta area del territorio materano.
Il giovane, era in vacanza dal nonno, mentre i suoi genitori vivono e risiedono ad Alessandria, luogo in cui nel dicembre 2006 fu arrestato in flagranza di reato per disastro ferroviaro. In quell'occasione D. D. queste le sue iniziali, aveva dato fuoco a due divani a ridosso della ferrovia, il fumo nero si era espanso fino a raggiungerla causando così ingenti danni al mezzo e ai suoi passeggeri. Un semplice accendino, è questa la sua unica arma, di cui si serve per raggiungere il suo obiettivo: veder divampare le fiamme.
"In effetti -- ha dichiarato il capo della squadra mobile Nicola Fucarino nel corso di una conferenza stampa -- le sue intenzioni non sono quelle di far del male a qualcuno, ma ha soltato la necessità di soddisfare un suo bisogno, ossia quello di appiccare incendi. Questa è una vera e propria malattia e potrebbe portare a conseguenze ben più gravi perchè è un soggetto che non prevede ciò che può causare con i suoi gesti, pertanto abbiamo chiesto al pubblico ministero una misura tutelare di controllo e sicurezza della sua persona".
L'accusa che pende sul giovane è di incendio aggravato e continuato, mentre proseguono le indagini sugli incendi appiccati nei giorni scorsi, in via Nazionale, via Gramsci, lungo la discesa di San Vito, sulla collinetta di Serra Rifusa, contrada la Vaglia e molti altri ancora. Grazie alla tempestività di alcuni cittadini gli incendi sono stati presto domanti, considerando l'impegno dei Vigili del Fuoco, specie in questi giorni, sull'intero territorio per spegnere incendi causati dalle alte temperature.
L'arresto di un soggetto così pericoloso per la società, che appicca gli incendi e se ne sta a guardare a braccia conserte mentre gli altri tentano la fuga è un bene per la società stessa ma soprattutto per se stesso.