Ci sono date che non sono come le altre perché hanno segnato nel profondo l’immaginario collettivo di una comunità. Per la città di Crotone, una di queste date è il 14 ottobre 1996, quando la furia distruttrice delle acque del fiume Esaro, straripato in seguito ad un’intensa alluvione, ha portato distruzione e morte. Sei furono le vittime e molti i danni, tanto che ancor oggi, a 14 anni di distanza, evidenti sono le ferite che il tessuto urbano conserva. L’amministrazione comunale ieri ha voluto ricordare le sei vittime di questa tragedia collettiva, ma anche gli “angeli del fango”, i volontari, senza volto, che in quelle ore drammatiche e concitate non hanno risparmiato le loro energie per dare un aiuto concreto a chi aveva bisogno. A ricordare la loro opera meritoria, un documentario dell’epoca che ne ha ricostruito le azioni. Toccanti le testimonianza di chi ha vissuto sulla propria pelle le atmosfere dell’epoca, come quella di Pietro Pupa, fratello gemello di Paolo, che morì durante l’alluvione. Sono intervenuti anche don Pino Caiazzo, parroco di San Paolo, che ha invitato a riscoprire il sentimento della solidarietà, dell’assessore Rosa Maria Romano, che ha accennato al libro dei valori voluto dall’amministrazione e del vice sindaco Arturo Crugliano Pantisano, che ha annunciato il prossimo abbattimento del ponte di Trafinello, definito come uno dei simboli di morti che richiamano proprio la tragedia dell’alluvione.
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