http://www.pupia.tv - Napoli - Sepe e la rivoluzione della chiesa. Tradurre lo spirito del Giubileo nella quotidianità e nella pastorale ordinaria. Questo l'invito del cardinale di Napoli Crescenzio Sepe rivolto ai napoletani e alla Chiesa partenopea, in occasione della presentazione della Lettera pastorale con cui si chiude il percorso giubilare che ha caratterizzato il 2011, ma con cui, allo stesso tempo, si vuole dare seguito alle tante iniziative intraprese in quel cammino. "Incarnare lo spirito del Giubileo -- ha detto Sepe -- significa anche quando si va a lavoro, non dimenticare mai di essere cristiani e, quindi, anche quando siamo a lavoro dobbiamo incarnare il Vangelo e non divide mai la nostra di fede dalla vita sociale perché -- ha aggiunto -- siamo una persona sola, così come la vita è una soltanto". Ai componenti della Chiesa partenopea, l'invito del cardinale Sepe a dare vita a "una nuova evangelizzazione", obiettivo primario del Piano pastorale della Diocesi. La finalità a cui la Diocesi partenopea tutta, come si legge nella Lettera pastorale, deve tendere è "l'educazione all'impegno e al senso di responsabilità per il bene comune". "Occorre -- scrive il cardinale nella Lettera -- non farsi mancare il coraggio della novità e uscire il più possibile da una pastorale di 'routine' per una pastorale con spirito nuovo, più vicina alla vita delle persone, meno affannata e complessa, meno dispersiva e più unitaria". "Come Pastore di questa Chiesa -- prosegue Sepe -- esorto caldamente tutti, in particolare i miei sacerdoti, a impegnarsi con tutte le energie a vivere una santità incarnata come abbiamo potuto sperimentare in questo anno giubilare". Dal cardinale Sepe l'indicazione di "alcune realizzazioni concrete per aiutare la Chiesa locale a percorrere un nuovo cammino pastorale": l'istituzione di un Fondo di solidarietà tra le parrocchie, di un Fondo diocesano di solidarietà e la liberalizzazione delle offerte. Per quanto riguarda il Fondo tra parrocchie, nella Lettera pastorale, l'Arcivescovo spiega che per "testimoniare una reale e convinta comunione", le parrocchie più grandi e più ricche si potrebbero fare carico delle parrocchie più piccole e povere "attraverso una forma di gemellaggio"; il Fondo diocesano, invece, sarà costituito con il contributo del 2 per cento che le parrocchie versano alla Diocesi che utilizzerà tali risorse per la realizzazione di progetti parrocchiali. Per quanto riguarda la liberalizzazione delle offerte, Sepe ha chiesto ai sacerdoti che "le offerte date dai fedeli in diverse occasioni, siano caratterizzate da spirito di liberalità e spontaneità perché -- ha detto -- aiuterà a correggere il sospetto di alcuni secondo cui i sacramenti si comprano". (14.01.129