Sono 7.700 gli studenti riminesi che mediamente si iscrivono all'Università, il 56% sono donne, la maggior parte di loro sceglie una facoltà tecnico -- scientifica ossia Ingegneria, Medicina o Chirurgia. Circa 9 studenti su 10 frequentano un corso di laurea a Rimini o nel raggio di 100/120 km, questo per i costi elevati della vita da studente fuori sede. Rispetto al numero di abitanti, il 6% è laureato, circa 1.340 all'anno. Su 100 ragazzi che si sono diplomati nel 2010 solo 64 si sono iscritti all'Università. E' questo il quadro che emerge dal 10° Osservatorio Provinciale riminese per l'anno Accademico 2010/2011, a cura della dott. Rossella Salvi. A livello nazionale, aumentano i diplomati ma calano le iscrizioni universitarie, 26.000 in meno. Se qualche tempo fa era determinante la laurea per poter far carriera, oggi non e' sufficiente: oltre al titolo, incide la "sede" dove si acquisisce. I dati italiani sono abbastanza allarmanti: tolta la Sapienza, nessuna università compare nelle prime 200 a livello mondiale. Visti i tempi per poter conseguire un titolo, il livello disoccupazionale e salariale (lo stipendio medio è calato in due anni del 7%), le iscrizioni rispetto agli anni precedenti calano, soprattutto nei poli universitari del Centro dove si registra un - 17% e nel sud che raggiunge -- 20%. Per quanto riguarda il territorio riminese l'abbandono è di -- 1,6% rispetto al 2010. Come sottolinea l'Assessore alla Cultura Carlo Bulletti, il territorio ancora non ha una strategia chiara per contrastare tale fenomeno. Il Polo Scientifico Didattico di Rimini, attivato nel 1992, propone una offerta formativa di 19 corsi, di cui 11 lauree triennali, una laurea magistrale a ciclo continuo (farmacia) e 7 lauree magistrali. Per invertire la tendenza, secondo Bulletti, dovrebbe investire nelle menti, quelle valide: prendere gli studenti che si sono differenziati per capacità ed aiutarle economicamente attraverso i contributi delle banche. La maggior parte dei laureati, infati,viene da un ceto medio - alto, ciò vuole dire che molti studenti non proseguono gli studi per problemi economici. Per questo, l'Assessore alla Cultura, sottolinea che basterebbe magari scegliere quelle università telematiche che hanno costi e tempi più brevi per risolvere molti problemi.