http://www.pupia.tv - Napoli - Alleanza camorra-mafia nell'ortofrutta del Centrosud. La Dia di Roma e la Squadra mobile di Caserta hanno sgominato un'alleanza criminale tra camorra e mafia. Un vero e proprio "cartello" che imponeva il monopolio dei trasporti su gomma ai commercianti ed agli autotrasportatori di prodotti ortofrutticoli in tutto il centro-sud italia. La conseguenza era la lievitazione dei prezzi della frutta. Il "cartello" era formato dal clan casertano dei Casalesi, dai clan napoletani dei Mallardo di Giugliano e dei Licciardi di Secondigliano e dalle cosche siciliane dei Santapaola di Catania. Circa 70 gli arresti nel corso dell'operazione. Sequestrati, inoltre, veri e propri arsenali di armi da guerra provenienti dalla Bosnia e beni appartenenti alle società e aziende contigue al cartello mafioso nei maggiori mercati ortofrutticoli della Campania, del Lazio e della Sicilia. Il totale dei beni sequestrati ammonta a 90 milioni di euro. Le indagini coordinate dai pm Cesare Sirignano, Francesco Curcio e Ivana Fulco si sono avvalse anche della collaborazione di due collaboratori di giustizia: Felice Graziano, capo dell'omonimo clan di Quindici (Avellino), e di Carmine Barbieri, già "uomo d'onore" della famiglia Madonia di Gela e definito dagli investigatori di "elevatissimo spessore". ARRESTATO AL RITORNO DAL VIAGGIO DI NOZZE. Fra gli arrestati c'è anche Paolo Schiavone (nella foto a destra), figlio del boss Francesco Schiavone, detto "Cicciariello", attualmente in carcere, quest'ultimo cugino omonimo di Francesco Schiavone detto "Sandokan", capo storico del clan e da anni in carcere al 41bis. Paolo Schiavone, 27 anni, era in viaggio di nozze ed è finito in manette a bordo di una nave della Msc, mentre era di ritorno a Napoli da una crociera nel Mediterraneo. Da quando il padre è in carcere, secondo gli inquirenti il giovane Paolo aveva "un ruolo di primo piano" nel clan. L'ALLEANZA MAFIA-CAMORRA. Dalle indagini è emersa la riconducibilità delle ditte di trasporto su gomma alle organizzazioni camorristiche che si sono contese i mercati ed affrontate a visto aperto. Nel territorio campano, il clan Licciardi, con il suo referente Almerico Sacco, opera nel settore dei mercati ortofrutticoli e della droga attraverso la ditta dei Cataldo, e precisamente la "Junior Trasporti". Il clan Mallardo, con il suo referente Antonio Tesone, nello stesso settore con la ditta di trasporto dei Panico, ossia la "Panico Trasporti". Infine, i Casalesi, con il loro referente Francesco Schiavone, alias "Cicciariello", attraverso la "Paganese Trasporti" di Costantino Pagano. Le indagini si sono concentrate dapprima su Giuseppe Alterio di Fondi e sul casalese Pagano. Attraverso la ditta di quest'ultimo, gli Schiavone avevano progressivamente acquisito il totale controllo dei trasporti su gomma di prodotti ortofrutticoli, soppiantando i Panico, contigui ai Mallardo di Giugliano, i Cataldo, contigui ai Licciardi di Secondigliano. Mentre avevano alterni rapporti con la famiglia calabrese dei Tripodo, egemone a Fondi. Di seguito, gli Schiavone avevano allargato l'area di influenza anche in Sicilia, mediante accordi diretti con Cosa Nostra, in particolare con uomini vicini ai Riina, tra cui gli Sfraga (che le indagini mostravano essere vicini ad un gruppo di imprenditori che ruotano intorno alla famiglia Messina Denaro) per la Sicilia occidentale, e con Giuseppe Ercolano (luogotenente dei Santapaola e cognato del boss) per la parte Orientale, nonché con personaggi contigui alla famiglia mafiosa dei Rinzivillo di Gela, da decenni presenti nel Lazio, e in particolare a Roma, sul litorale laziale e sud-pontino. Il rapporto mafioso instauratori tra Cosa Nostra e i Casalesi prevedeva, tra l'altro, che esponenti delle famiglie mafiose siciliane gestissero l'affare della grande distribuzione alimentare anche nei territori laziali, progettando di aprire nel territorio della capitalie magazzini per lo stoccaggio di merci da commercializzare nei supermercati Conad e Despar. LE ARMI. Per la gestione dell'attività illecita, l'alleanza mafiosa faceva ricorso anche alla violenza e alle armi, lo dimostra l'arsenale ritrovato nel luglio 2005 a San Marcellino, nel casertano, nel garage dell'abitazione di Vincenzo Palermo, carabiniere in pensione ritenuto legato ai casalesi e residente a pochi metri dalla ditta di Pagano. Armi provenienti dalla Bosnia trasportate con un furgone militare da un carabiniere del X Battaglione di Napoli in missione nei paesi dei Balcani e condannato a nove anni di reclusione. Sequestri per 90 milioni di euro. (10.05.10)