Torniamo ancora a Como per ricordare la storia di Roberto, giovane precario morto a 20 anni, mentre cercava di realizzare, attraverso il lavoro, il suo futuro.
Il 10 Marzo 2008 la vita di Roberto è stata stroncata, immolata sull’altare della produttività, della flessibilità, della precarietà.
Vittima del cinismo di chi pone gli utili al di sopra di tutto e pensa che la sicurezza sia un privilegio e non un diritto, un bene di lusso e non di primaria importanza.
La morte di Roberto e degli altri 14 colleghi non è una fatalità, è il frutto della riorganizzazione del lavoro che ha reso i ritmi e i carichi sempre più disumani, rendendo così precario lo stesso diritto a vivere.
La loro morte non è un incidente stradale ma una morte sul lavoro e per lavoro, perchè la strada è il luogo di lavoro del postino.