Lo stilista Fausto Puglisi si racconta in tv: «Raccogliere l’eredità di Roberto Cavalli, un onore grandissimo»

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Non capita spesso che uno stilista parli in televisione del suo lavoro e della sua carriera. L'ultima prova di Fausto Puglisi, direttore creativo di Roberto Cavalli, nella puntata del programma Casa Italia, andata in onda su Rai 2 il 28 gennaio 2025.

Nato a Messina a metà degli anni Settanta, alla guida della Maison fondata dall’omonimo stilista (scomparso la scorsa primavera) dal 2020, Puglisi racconta la sua storia, dagli esordi a oggi. 

L’approdo in America, gli inizi umili come cameriere a Tribeca (è finito quasi subito a gestire il guardaroba del ristorante, confessa), l’amore per la cultura pop e la fotografia, e il rapporto con il mondo delle celebrities che l’hanno reso famoso, da Patti Wilson (con cui tutto è iniziato) a Whitney Houston, da Taylor Swift a Miley Cyrus. 

E un commento sulla collezione Primavera-Estate 2025 di Roberto Cavalli, che ha voluto dedicare proprio al fondatore lo scorso settembre 2024, a pochi mesi dalla morte. Un omaggio a tutto tondo ai codici del marchio e alla storia della Maison, condito con il suo tocco personale (e una parata di supermodelle).

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Fausto Puglisi, l'intervista di Casa Italia allo stilista di Roberto Cavalli
«Raccogliere l’eredità di Roberto Cavalli è sicuramente un onore grandissimo. Lui ha rappresentato tutto nei primi anni 2000, era un periodo per me anche molto bello e leggero, vivevo negli Stati Uniti e allora si parlava solo di Roberto Cavalli, Roberto Cavalli era il re della moda, Hollywood vestiva Roberto Cavalli, i grandi department store da Bergdorf Goodman a Neiman Marcus a Saks Fifth Avenue vendevano Roberto Cavalli. Le donne amavano Roberto Cavalli, era una sorta di manifesto di libertà, di audacia, di forza, molto italiano ed è quello che piace agli stranieri: era il colore, era la stampa, era la musica sopratutto».

«L’immagine della donna è cambiata negli ultimi vent’anni, mi è sempre piaciuto realizzare dei pezzi che rispettassero il DNA di Roberto ma che fondamentalmente colmassero anche la mia voglia di fare qualcosa che resti e che rappresenti il periodo in cui viviamo».

[caption id="attachment_2493455" align="aligncenter" width="1024"] Il finale della sfilata Roberto Cavalli di Fausto Puglisi per la PE2205 (Photo: Roberto Cavalli).[/caption]

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Le origini siciliane e l'esordio in America
«Mi piace alternare il sexy a qualcosa di più classico, io sono estremamente mediterraneo, sono italiano, sono siciliano e ho una cultura legata alla sartoria, legata anche all’idea della boutique. Vengo da Messina, un punto sullo stretto che ha una luce straordinaria. Adoro la luce di Messina perché è assolutamente accecante, è una luce che tira fuori il fucsia delle buganvillea, il turchese del mare, anche il bianco dei muri. Ho deciso di rendere iconiche alcune immagini che sono tipicamente messinesi, come i tramonti e le isole Eolie, o lo stretto di Messina» dichiara lo stilista ai microfoni Rai in merito alla collezione Roberto Cavalli Primavera-Estate 2025.

«Questa stampa ad esempio è una stampa che nasce il giorno in cui sono partito per gli Stati Uniti: ero sulla Caronte e ho fotografato le acque dello stretto dalla Caronte. Amando moltissimo l'arte, tutto può nascere guardando un film, ascoltando la musica o guardando una mostra, spesso ci sono delle ispirazioni visive che mi connettono con un certo tipo di tessuto, con un certo tipo di pesi, con un certo tipo di colori. Quello è molto importante, il processo in cui identifico la collezione o il progetto e capisco che è la direzione giusta».

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Cameriere nel ristorante di Robert De Niro
«Da quando ero ragazzino ho sempre sognato di andare negli Stati Uniti, era qualcosa che desideravo profondamente, non per andare via dalla Sicilia ma perché sapevo che quello era il mio posto, perché ho sempre amato la cultura pop. Ho iniziato come cameriere nel ristorante di Robert De Niro, il Tribeca Grill. Ero un disastro, facevo cadere i piatti, quindi mi hanno messo al guardaroba dicendo "forse con i vestiti, con i cappotti avrai più fortuna", e quello è stato il mio primo lavoro».

«Avevo realizzato una prima collezione in Sicilia, che ho portato in America con me. La prima persona che ha visto quella collezione fu Patty Wilson che per me è un’icona tutt’ora r una grande stylist, vestiva Whitney Houston, Michael Jackson, David Lachapelle, il fotografo». 

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