Una vasta operazione dei carabinieri, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, ha portato all’arresto di 32 persone coinvolte in un complesso sistema di illeciti all’interno del carcere di Rebibbia. Un narcotrafficante romano, nonostante la detenzione, manteneva il controllo delle piazze di spaccio grazie a una rete di complici, tra cui avvocati, uno psicologo e altri collaboratori. I carabinieri, insieme alla polizia penitenziaria, hanno scoperto un meccanismo basato su false certificazioni che garantivano benefici carcerari, tra cui misure alternative alla detenzione.
Le indagini hanno rivelato che il narcotrafficante, in collaborazione con due avvocati, gestiva comunicazioni dall’interno del carcere per organizzare il traffico di droga. Gli avvocati, incaricati di trasmettere direttive all’esterno, sono accusati anche di aver introdotto telefoni cellulari e sostanze stupefacenti. Lo psicologo, considerato il promotore del sistema, è stato posto agli arresti domiciliari per aver prodotto certificazioni false che attestavano condizioni di salute fittizie.