Siria, un ex detenuto testimonia gli orrori nel carcere di Sadnaya

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Roma, 12 dic. (askanews) - "Hanno iniziato a torturarmi ogni giorno. Tutto il giorno. Anche di notte. Hanno portato delle catene e mi hanno incatenato. All'epoca ero giovane, mi sono guardato intorno e ho detto: 'Ok, chi sono?'. Non credevo nemmeno a me stesso. 'Chi sono? Perché mi fanno questo?'". Torture psicologiche e fisiche, sofferenze. Racconti terribili quelli di Riyad Avlar che ha trascorso 20 anni nelle carceri siriane e un decennio nella prigione di Sadnaya, a Nord di Damasco, teatro di brutali massacri sotto il governo di Bashar al-Assad, la prigione definita da Amnesty International un "mattatoio umano". Avlar, di origine turca, dopo essere uscito di prigione ha deciso di documentare le atrocità commesse all'interno e di fondare, con altri, a Gaziantep, nel Sud-Est della Turchia, un'associazione (ADMSP) che difende coloro che sono stati incarcerati per aver osato sfidare il regime di Assad.Raccoglie testimonianze di sopravvissuti sulle brutalità. Lui era stato arrestato nel 1996 mentre studiava a Damasco, per aver inviato una lettera in cui denunciava gli abusi del governo nelle carceri. Parte della sua guarigione psicologica, racconta, è avvenuta studiando musica e teatro, e soprattutto aiutando gli altri, in particolare le famiglie dei detenuti, ad acquisire prove sui loro cari rinchiusi a Sadnaya, prove che siano ancora vivi, grazie ai contatti segreti con alcuni dipendenti.Vedere i prigionieri lasciare la prigione, dopo la caduta del regime - dice - lo ha reso felice ma gli ha anche fatto riaffiorare ricordi: "Quando ho visto uscire i prigionieri e i detenuti, sono stato felice. Ma quando ho visto le porte e le celle, qualcosa mi ha riportato immediatamente a quel luogo". Avlar mostra foto e documenti, a ottobre 2024 il totale dei prigionieri di Sadnaya risulta essere di 4.300. "Questo è un grande massacro. Hanno portato tutti i cadaveri, la maggior parte dei cadaveri, con i camion fino a qui e li hanno seppelliti qui. Vi ho mostrato come è cambiata la terra. Forse ci sono migliaia di migliaia di persone in questa tomba".