Roma, 9 dic. - Le PMI rappresentano il 99,4% del tessuto imprenditoriale italiano (dati Istat), generano il 67% del valore aggiunto nazionale e offrono lavoro a oltre 16 milioni di persone. Attualmente, in Italia operano circa 300 Consorzi Stabili, che rappresentano oltre 3000 imprese (fonte Anac). Questi numeri parlano di un sistema che funziona, che valorizza le competenze delle PMI e che le mette in condizione di competere nei grandi appalti pubblici. Eppure il recente Codice dei Contratti, ma soprattutto il relativo "decreto Correttivo" rischiano di frenare la programmazione del futuro sistema produttivo del Paese e la capacità di generare sviluppo sostenibile, inclusivo e duraturo. Per discutere di questi temi, e per segnalare le problematiche che interessano i Consorzi Stabili e le imprese che ne fanno parte, l'UCSI (Unione Consorzi Stabili Italiani) presieduta dal catanese Giuseppe Costantino, ha organizzato il Convegno che si è tenuto ieri pomeriggio - 6 dicembre - a Palazzo della Cultura di Catania. L'incontro si è svolto in un momento cruciale per l'Italia: "Le piccole e medie imprese in Italia rappresentano il motore produttivo dell'economia - ha affermato Giuseppe Costantino, presidente UCSI - Il nostro modello ha resistito alle crisi globali, si è innovato nei momenti di criticità e ha portato l'eccellenza italiana nel mondo. Da questa consapevolezza, ormai nota a tutti, ci si aspetta che la politica, nell'espletare il proprio ruolo di stimolo destinato a generare e potenziare sviluppo, con la sua azione favorisca la crescita delle PMI e rimuova gli ostacoli che ne pregiudicano la crescita. Uno di questi, il più importante a mio avviso, è l'accesso al mercato degli appalti pubblici. Le gare pubbliche, con i loro requisiti tecnici ed economici, diventano spesso un muro insormontabile per molte piccole realtà, limitando il loro potenziale contributo. Il "correttivo" al Codice dei Contratti Pubblici nella sua versione bollinata è all'esame delle commissioni di Camera e Senato che dovranno esprimere il proprio parere. Per quello che ci riguarda è un disastro. Se fosse approvato sarebbe la pietra tombale per i Consorzi Stabili. A poco più di un anno dall'entrata in vigore del nuovo Codice si è sentita la necessita di applicare correttivi, cambiando di fatto le regole di mercato. Modificare in corsa, senza neanche dare un periodo di tempo transitorio per potersi adeguare, è inaccettabile in un Paese come l'Italia".Sono seguiti due tavoli di confronto, moderati dal professore di Economia e Gestione delle Imprese dell'Università di Catania Rosario Faraci. Il Correttivo qualora fosse lasciato cosi com'è cambierebbe gli scenari - così il prof. Faraci - ridurrebbe il potenziale dei Consorzi Stabili che hanno ridato dignità e competitività alle piccole e medie imprese . Uno dei tavoli di discussione ha visto le relazioni di Erica Mazzetti (membro VIII Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera dei Deputati e responsabile del dipartimento Lavori Pubblici FI), Arturo Cancrini (professore di Legislazione delle Opere Pubbliche del dipartimento di Ingegneria Civile Tor Vergata di Roma e coordinatore per l'arbitrato in materia di appalti di opere pubbliche dell'Istituto Superiore di Studi sull'Arbitrato), Francesco Zaccone (founding partner dello studio legale MMZ) e Vincenzo Onorato (amministratore delegato del Consorzio Stabile Eteria)."L'iter parlamentare è avviato - ha dichiarato l'On. Mazzetti - grazie a UCSI abbiamo affrontato un tema delicatissimo che coinvolge aziende, professionisti e anche lo Stato, perché ne va dei lavori del PNRR. A questo proposito va detto che proprio il 50% dei lavori del Piano nazionale sono stati realizzati grazie ai Consorzi Stabili. Nel correttivo ci sono delle modifiche che apporterebbero complicanze importati, in questo Convegno ho proposto che vengano equiparati tutti i Consorzi con le stesse qualifiche e la stessa metodologia: siano essi di cooperative, artigiani o appunto Stabili. Questo è quanto indicherò nel parere che redigerò entro pochi giorni. È importante dare certezze alle imprese". Il secondo tavolo di discussione ha focalizzato l'attenzione sulle perduranti criticità legate agli appalti pubblici con gli interventi a cura di Gaetano Vecchio (presidente di Confindustria Sicilia) e di Mariano Maggi (founding partner dello studio legale MMZ)."Rispetto al PNRR, i temi da approfondire urgentemente sono i tempi e i trasferimenti delle risorse - ha dichiarato il presidente Vecchio - in questo momento siamo in pieno sviluppo della programmazione e siamo in ritardo sulle grandi opere. C'è la necessità di una riprogrammazione dei tempi, chiediamo che questa sia fatta prima possibile perché dicembre 2026 non è troppo distante. L'altra necessità è che i trasferimenti tra centro e la periferia avvengano prima possibile. Le risorse devono arrivare velocemente e i cantieri non devono fermarsi. Dunque chiediamo aiuto alla politica". "Il mio appello è rivolt