Social media vietati ai minori di 16 anni: in Australia la prima legge «per tutelare la salute mentale»

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Canberra, 28 nov. (askanews) - Social network vietati ai minori di 16 anni. Il Parlamento australiano ha approvato la legge proposta dal governo del premier Anthony Albanese che ha più volte parlato di potenziali pericoli per la salute mentale da un loro uso eccessivo. L'Australia diventa il primo Paese al mondo a imporre provvedimenti così restrittivi sul tema, a fronte di una giungla normativa, anche in Ue, dove ognuno può decidere in autonomia sull'età minima richiesta per accedere alle piattaforme, che però non deve essere mai sotto i 13 anni; ma mancano i controlli.

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Facebook, Instagram, TikTok e Snapchat dovranno adottare adesso misure specifiche per impedire agli adolescenti australiani di avere un loro account e implementare i sistemi di verifica. Il disegno di legge è passato in entrambe le camere del Parlamento con sostegno bipartisan.

Preoccupazione tra i giovani a Sydney. «Vorrei continuare a usarlo, sarà una sensazione strana non farlo e non parlare con tutti i miei amici a casa» dice un ragazzo, riferendosi a Facebook. «Sono abbastanza sicura che i ragazzi sappiano come farsi passare per maggiori di 16 anni anche se non lo sono - afferma sua madre - sarà necessario che i genitori controllino ... ma penso che i ragazzi siano piuttosto esperti e probabilmente riusciranno a capire come aggirare il problema».

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«Onestamente penso che non dovrebbero vietarlo. Dovrebbero solo porre limitazioni, invece di vietarlo del tutto, perché gli adolescenti lo faranno alle spalle dei genitori, quando i genitori si rilassano. In qualche modo ci arriveranno», sostiene una studentessa.

Un divieto che lascia perplessi anche molti adulti, secondo cui la legge non risolverà il problema della pericolosità dei social. Bisognerebbe educare e non vietare, sostiene Susan Grantham, ricercatrice della Griffith University di Brisbane, esperta di social media. «Dobbiamo cambiare l'atteggiamento dei giovani quando sono online. Dobbiamo educarli a ciò a cui saranno effettivamente esposti e fare in modo che siano pronti a riflettere criticamente su ciò che vedono e su ciò con cui si trovano a interagire e assicurarci che sappiano quando allontanarsene».