Regia: Umberto Lenzi
Paese: Italia
Genere: Poliziesco
Interpreti: Tomas Milian: Giulio Sacchi; Henry Silva: commissario Walter Grandi; Laura Belli: Marilù Porrino; Anita Strindberg: Ione Tucci; Guido Alberti: commendator Porrino; Ray Lovelock: Carmine; Gino Santercole: Vittorio; Mario Piave: poliziotto; Luciano Catenacci: Ugo Maione; Pippo Starnazza: "Papà" il trafficante d'armi; Lorenzo Piani: Gianni; Rosita Toros: Marta; Franco Ferrari: Brambilla; Francesco D'Adda: Romano; Annie Carol Edel: amica di Marta; Tom Felleghy: giudice Rossi; Mariano Laurenti: avvocato di Sacchi
TRAMA: Milano, anni Settanta. Il giovane disoccupato Giulio Sacchi, cresciuto alla scuola della malavita locale, abbandona i compagni di crimine per organizzare il rapimento di Marilù, figlia di un ricchissimo industriale. Con l’aiuto di Carmine e Vittorio, Sacchi realizza il suo piano lasciandosi alle spalle una carneficina. E’ il momento per la polizia di intervenire contro lo psicopatico, ma alla fine della fiera l’onere di chiudere il caso ricade sul commissario Walter Grassi. Sfiduciato dalla irrisolutezza della magistratura l’ex poliziotto decide di farsi giustizia da sé...
NOTE: È considerato uno dei più violenti noir italiani. È il primo film in cui Tomas Milian è doppiato da Ferruccio Amendola. Umberto Lenzi era reduce dai suoi gialli erotici, con protagonista Carroll Baker, ma aveva intuito che il filone si stava esaurendo. Luciano Martino, produttore fratello del regista Sergio, cominciò a investire sul poliziottesco, genere che rispecchiava i tempi (terrorismo, rapine, violenze sessuali), e commissionò una sceneggiatura a Ernesto Gastaldi, proponendo a Lenzi di dirigere il film. Lenzi accettò e accentuò la connotazione sociale di Giulio Sacchi. Lenzi si era già cimentato con il genere poliziottesco, nel 1973 diresse infatti Milano Rovente, ambientato nel mondo della prostituzione. Alcune scene di inseguimento in auto provengono da Milano Trema: La Polizia Vuole Giustizia, diretto da Sergio Martino nel 1973, che verranno riutilizzate anche in Roma A Mano Armata, sempre di Umberto Lenzi, uscito due anni dopo. Il film offre un disincantato ritratto dell'Italia degli anni settanta, lacerata da scontri di classe e pervasa da un clima di insicurezza e disordine. La figura del commissario Grandi, che, seguendo l'esempio di Clint Eastwood in Ispettore Callaghan: Il Caso Scorpio è Tuo!, decide di fare giustizia fuori dalla legalità, pone l'accento sulla difficoltà che la polizia aveva in quegli anni nel fermare l'ondata di violenza, secondo una parte dell'opinione pubblica a causa di leggi troppo permissive e garantiste.