Io Speriamo che me la cavo

2024-10-14 237

Il maestro elementare Marco Tullio Sperelli viene trasferito a causa di un errore burocratico alla scuola Edmondo De Amicis di Corzano, diroccato comune (fittizio) del napoletano, anziché nella (altrettanto fittizia) Corsano, vicino alla sua Genova. Sin dal suo arrivo l'insegnante si trova a dover fare i conti con una realtà fortemente problematica: i bambini, tutti con difficoltà economiche più o meno pesanti, non frequentano regolarmente la scuola perché costretti a lavorare (pratica avallata persino dal sindaco) per aiutare le proprie famiglie, tanto che Sperelli deve andare a prenderli uno per uno in strada; la direttrice della scuola non svolge il suo ruolo per via di impegni politici che la costringono ad assentarsi dall'istituto; dunque il custode-bidello in odore di camorra prevarica la gerarchia scolastica svolgendo di fatto il ruolo di vero amministratore dell'istituto arrivando addirittura a vendere carta igienica, merendine e gessetti.

Mentre Sperelli con grande fatica cerca di svolgere il suo mestiere, un giorno entra in classe Raffaele, un bambino con l'aspetto da malavitoso, che aggredisce verbalmente il maestro, il quale a sua volta reagisce tirandogli uno schiaffo e facendolo fuggire. Il gesto gli porta il rispetto degli alunni, dettato dalla paura, ma Sperelli ne è disgustato e si mette in malattia. Quella stessa sera riceve la visita della madre di Raffaele, disperata perché il primogenito è appena uscito dal carcere minorile e Raffaele ne sta seguendo le orme: la donna supplica il maestro di aiutare Raffaele a tornare a scuola e abbandonare la vita da strada.

Il giorno dopo Raffaele si presenta in classe, ma solo per architettare uno sfregio ai danni dell'insegnante: gli fa trovare, infatti, una scatola contenente delle feci. Sperelli, dal canto suo, prende il gesto con leggerezza, non si arrabbia e recita la poesia "Strunz". Raffaele esce irato dalla classe: il gesto non ha sortito la minaccia prevista. Il maestro ha infine ottenuto, senza l'uso della violenza, l'approvazione degli alunni e decide di mandare una lettera al ministero per revocare la richiesta di trasferimento e restare a Corzano.

L'8 marzo Rosario, il fratello primogenito di Raffaele, viene nuovamente arrestato e Sperelli lascia un mazzetto di mimose sull'uscio di casa per manifestare vicinanza alla madre. Prima delle vacanze di Pasqua, la classe va in gita alla Reggia di Caserta. Il pulmino è tallonato da Raffaele su un motorino, probabilmente rubato, al quale a un certo punto sembra essere finita la miscela: il ragazzino raggiunge i compagni sul pulmino e il motorino viene caricato sul tetto. Durante la gita, l'insegnante tenta di convincere Raffaele a svolgere un tema come gli altri bambini, senza successo.

Nel pomeriggio si scopre la verità: Raffaele aveva solo finto di aver finito il carburante per unirsi alla classe, stare assieme al maestro e comportarsi, per una volta, come un coetaneo. Ne scatta la derisione da parte del gruppo e la comprensione d