...E Tu Vivrai Nel Terrore! L'Aldilà *Trilogia Della Morte #2 (Lucio Fulci; Horror; 1981)

2024-09-12 36

Regia: Lucio Fulci
Paese: Italia
Genere: Horror
Interpreti: Catriona MacColl: Liza Merril; David Warbeck: dottor John McCabe; Cinzia Monreale: Emily; Antoine Saint-John: Zweick; Veronica Lazar: Martha; Al Cliver: Dottor Harris; Michele Mirabella: Martin Avery; Giampaolo Saccarola: Arthur; Laura De Marchi: Mary Ann; Lucio Fulci: Bibliotecario; Giovanni De Nava: Joe; Larry Ray: Larry; Maria Pia Marsala: Jill


TRAMA: Liza Merril eredita un vecchio hotel in rovina in Louisiana dove, agli inizi del '900, il pittore Schweick fu brutalmente assassinato per sospetto di stregoneria. Il male che si cela sotto le fondamenta dell'edificio troverà una porta per emergere alla luce e colpire inesorabile...


NOTE: È considerato il film più visionario ed estremo di Fulci, ed è divenuto un film di culto tra gli amanti del genere splatter. Fu riedito nel 1987 e nel 1988, entrambe le volte con il titolo L'Aldilà. Nel 1998 Quentin Tarantino restaurò la pellicola e la distribuì per la prima volta negli Stati Uniti d'America, nella versione integrale. Per scrivere il copione fu chiamato Dardano Sacchetti, autore delle sceneggiature dei precedenti horror di Fulci, Zombi 2 e Paura Nella Città Dei Morti Viventi. Sacchetti scrisse la storia del film in dieci giorni. Il modello era il romanzo Il giro di vite di Henry James. Successivamente, la sceneggiatura fu rivista da Giorgio Mariuzzo e dallo stesso Lucio Fulci. Il trucco e gli effetti speciali del film furono realizzati da Giannetto De Rossi, da Maurizio Trani e da Germano Natali. Come abitudine di De Rossi, gli effetti furono creati direttamente sugli attori, con l'ausilio di alcune protesi. Agli attori che nel corso del film interpretano personaggi che divengono ciechi o lo sono già, come Emily, vennero applicate delle lenti finte con delle pupille dipinte. La direzione della fotografia del film fu affidata a Sergio Salvati, storico collaboratore di Fulci. Per ispirarsi, Salvati lesse un libro del pittore Fabrizio Clerici, portato sul set dallo scenografo Massimo Lentini. La scenografia dell'aldilà alla fine del film fu realizzata dallo scenografo Massimo Lentini, che si ispirò in parte ad alcuni dipinti del pittore Fabrizio Clerici. Fulci definì il suo film "artaudiano", da Antonin Artaud, il celebre commediografo francese che teorizzava il teatro della crudeltà. Fulci dichiarò: «Il messaggio che cercavo di comunicare è che la nostra vita è un terribile incubo e che l'unica via di fuga è nascondersi in questo mondo fuori dal tempo. Alla fine del film i protagonisti hanno questi occhi privi di vista e c'è questo deserto senza luce, senza ombre, senza vento... il nulla assoluto. Credo di essermi avvicinato a ciò che gran parte della gente pensa dell'aldilà».

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