Le Paralimpiadi, celebrazione dello spirito umano e delle capacità atletiche, spesso riportano alla luce storie di trionfi contro ogni previsione. A volte, però, volte, la rigida applicazione delle regole può mettere gettare un'ombra sullo spirito sportivo. Questo è il caso della maratoneta ipovedente Elena Congost, a cui è stata negata una medaglia di bronzo a Parigi 2024 ampiamente meritata. A pochi metri dal traguardo, la paratleta spagnola (e orgogliosamente catalana) ha infatti preso una decisione che le è costata cara: compiere un gesto di umanità, aiutando la sua guida, Mia Carol Bruguera, a non cadere a causa della stanchezza. Un gesto istintivo, che però ha violato il regolamento e le è valso la squalifica.
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Il gesto (pagato caro) di Elena Congost
Il regolamento delle Paralimpiadi prevede che gli atleti ipovedenti che gareggiano nella categoria T12 siano costantemente collegati alla loro guida tramite un cordino. Elena Congost, per evitare che Bruguera cadesse dopo essere inciampato, ha allentato per un attimo questa connessione. Un'infrazione minima, a detta di molti, ma sufficiente per farle perdere la medaglia. Alla fine, così, l'oro e l'argento sono andati alle marocchine Fatima Ezzahra El Idrissi e Meryem En-Nourhi; il bronzo è stato sfilato dal collo della maratoneta spagnola ed è andato alla giapponese Misato Michishita.
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Giudici inamovibili
La decisione del comitato di gara ha suscitato un'ondata di sdegno e incredulità. Sui social media, innumerevoli voci si sono levate in difesa di Congost, sottolineando come il suo gesto fosse tutt'altro che un tentativo di barare, ma piuttosto un atto di solidarietà verso un compagno di squadra in difficoltà. L'esclusione della classifica finale, tra l'altro, ha cancellato il tempo di 3h00'48", suo record personale. Tutto inutile, alla fine.
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La delusione e l'orgoglio di Elena Congost
Appresa la notizia, Elena Congost è apparsa sconvolta per la poca comprensione da parte dei giudici: «Vorrei che tutti sapessero che non sono stata squalificata per aver imbrogliato, ma piuttosto per essere una persona e per l'istinto che ti viene quando qualcuno sta cadendo, che è quello di aiutarlo o sostenerlo. Sono devastata, perché avevo la medaglia», ha dichiarato al quotidiano sportivo Marca. D'altronde, la quarta classificata era a oltre tre minuti di distanza e il gesto compiuto dalla fondista spagnola non le avrebbe dato particolari vantaggi.
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«Sono super orgogliosa di tutto quello che ho fatto, alla fine mi hanno squalificato perché a 10 metri dal traguardo ho lasciato andare la corda per un secondo perché una persona accanto a me stava cadendo faccia in giù a terra, poi ho ripreso la corda e abbiamo tagliato il traguardo», ha aggiunto l'atleta. Non c'è stato alcun beneficio per me, è chiaro che mi fermo di colpo a causa di quella situazione. Ma dicono soltanto che lascio andare la corda per un secondo e, dal momento che la lascio andare, è fatta, non si torna indietro. Non capisco come qualcuno possa non ragionare o comprendere la situazione, che non si tratti di imbrogliare, che non si tratti di trascinare un'atleta».
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La borsa di studio
Elena Congost ha vinto la medaglia d'oro nella maratona alle Paralimpiadi di Rio 2016, poi però si è fermata per dedicarsi alla famiglia. Oggi, a 36 anni, è mamma di 4 bambini e ha ripreso a competere ad alti livelli. Oltre al danno, però, ha rischiato la beffa. La squalifica l'ha privata della borsa di studio del "Piano ADOP" (il piano spagnolo di sostegno per lo sport paralimpico, ndr), rendendole praticamente impossibile proseguire la sua attività. Per fortuna, il Comitato paralimpico spagnolo ha deciso di concedergliela ugualmente, considerato il bel risultato ottenuto, a prescindere dalla squalifica. Una piccola consolazione per un'avventura che si è chiusa in modo davvero amaro.