Colline senesi: cinque cose da fare assolutamente

2024-07-29 744

Le colline senesi possono rappresentare un’ottima scelta per qualche giorno di riposo e soprattutto di ricarica. Ecco cinque cose da fare assolutamente, tra vigneti, passeggiate a cavallo e la visita della Certosa di Pontignano.
1. Visitare una vigna e cantina, assaggiando olio e vino
Il paesaggio della Toscana e delle colline senesi è inconfondibile ed è ricchissimo di vigneti e uliveti. Tra questi c’è un’azienda storica nel territorio della berardenga, l’azienda della Famiglia Losi. «Qui tra le colline senesi ci sono i vigneti storici della mia famiglia, piantati dal mio bisnonno Tranquillo», racconta Valeria Losi, responsabile commerciale della storica azienda “Famiglia Losi”, arrivata alla quarta generazione. «Questo era il vero paesaggio del Chianti una volta, perché c'era sempre una binomia tra vigneto e oliveto: i mezzadri avevano bisogno di produrre tutto nello stesso spazio».

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2. Fare una passeggiata a cavallo tra i vigneti
Passeggiare a cavallo tra i vigneti delle colline senesi è un’esperienza bellissima e distensiva. Sul territorio c’è l’Asd San Piero, scuola di equitazione di Melissa Cipriano che organizza escursioni a cavallo adatte a tutti e in cui si ammirano paesaggi meravigliosi.
3. Assistere a uno show cooking di tortelli mugellani e maremmani e pici
Alla Certosa di Pontignano, nel cuore delle colline senesi, si può assistere a uno show cooking dei prodotti tipici del territorio. Gli chef Sandro Baldini e Paolo Biancalani del ristorante Il Chiostro possono mostrare, su richiesta, come si preparano i tortelli mugellani, i tortelli maremmani, i pici e i cantucci, che mangiati ancora caldi, prima della seconda cottura, sono divini. Ci sono tantissime altre specialità, come la ribollita o gli gnudi, che in pratica sono il ripieno dei tortelli, senza la pasta che li contiene. La cucina tradizionale delle colline senesi è una vera goduria per il palato e per quasi tutti gli altri sensi.
4. Scoprire la Certosa di Pontignano
«Quello che vediamo oggi della Certosa di Pontignano è il frutto di una serie di interventi che si sono susseguiti nel corso dei secoli, quindi di originario del 300 è rimasto molto poco, probabilmente la sola chiesa dei monaci nel suo guscio architettonico e alcuni locali immediatamente annessi», racconta Filippo Celesti, dell’associazione Mazzafirra. Quello che però si ammira arrivando alla Certosa di Pontignano è uno scenario che permette comunque di fare un viaggio indietro nel tempo, in un contesto che richiama la pace e la tranquillità.

La Certosa di Pontignano si trova a pochi chilometri da Siena, su un colle che domina la città. All’interno della Certosa, che un tempo è stato un monastero di clausura dei monaci certosini, si trova una piccola chiesa che in molti hanno definito “una Cappella Sistina in terra di Siena”. «La bellissima chiesa dei monaci, quindi la chiesa nella quale tre volte al giorno la comunità dei certosini si riuniva per celebrare messa, oggi ci appare interamente affrescata e decorata», prosegue Celesti, «ma in realtà nei primi secoli di vita questa è rimasta completamente spoglia. La decorazione è avvenuta solamente alla fine del 500, a partire dal 95, quando viene chiamato ad operare qui un pittore fiorentino di formazione, Bernardo Barbatelli, noto con il soprannome “Poccetti" per il suo vizietto di “pocciare”, ossia di bere vino, nelle osterie, e anche perché era di bassa statura».

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Certosa di Pontignano: dai monaci di clausura al professor Bracci
I monaci che vivevano nella Certosa erano 12, più il 13esimo, il priore. «Un numero che naturalmente dal punto di vista simbolico allude ai 12 apostoli con il loro maestro e che in effetti ricorre anche abbastanza spesso», racconta Celesti. «Come vocazione avevano quella del ritiro spirituale, della solitudine. Tant'è che la loro clausura veniva chiamata deserto, in riferimento ai deserti nei quali si rifugiavano a meditare gli eremiti».

Il 1810 è una data per particolarmente significativa per la Certosa di Pontignano, «perché dopo tanti secoli in cui questi chiostri erano stati adibiti a monastero divennero la proprietà di nobili famiglie», spiega Celesti, «tra le quali la famiglia del professor Mario Bracci, giudice costituzionale e Rettore dell'Università di Siena che, per suo volere, prima di morire nel 1959, diede indicazione di cedere questa Certosa all'Università di Siena. Il convitto l'Università non è riuscita più a mantenerlo, motivo per il quale attualmente la Certosa è gestita dal gruppo Soges, che si occupa dell'hotel, del ristorante e del bar che troviamo all’interno e che permette a chiun...