Il mercato della moda è saturo? E di quanti vestiti hanno bisogno i milioni di persone che popolano il pianeta? Pare molti meno di quelli che si producono, se si sommano quelli che nutrono il mercato del fast fashion e quello del lusso. La sensazione è che siamo arrivati al troppo pieno, come l'acqua in un lavandino tappato. Forse siamo alla saturazione sia a causa del prodotto, sia per lo storytelling che ne deriva. Basta vedere i commenti sui social network che mostrano quasi un'insofferenza verso la narrazione, e le attenzioni si concentrano su altro. Il prezzo, ad esempio, ma anche sulle occasioni d'uso. E sembra di tornare indietro al tempo in cui dire che un abito da cocktail era realizzato con un tessuto stampato metteva d'accordo tutti.
Eppure siamo alla vigilia di un cambiamento radicale dei mercati. Basti pensare che entro la fine del 2024 lasceranno la Cina 15 mila super ricchi. A lasciare la Cina saranno quindi 15 mila high-net-worth individuals: si chiamano così e sono i paperoni ad alto patrimonio netto che hanno un liquido investibile in spese per la moda pari a un milione di dollari all'anno. Prenderanno per lo più la direzione degli Stati Uniti, dove andranno a incrementare il set del Bling Empire.
E questo porterà sempre di più all'eliminazione della fascia dei consumatori aspirazionali, le cui aspirazioni purtroppo non potranno più essere soddisfatte a causa dei prezzi sempre più elevati dei singoli vestiti. Nell'attesa che le aziende prendano misure per limitare i danni degli investimenti già fatti in Cina, dove già molti centri commerciali iniziano a segnalare importanti diminuzioni di fatturato. Resta da valutare se alla fine tutto il prodotto in uscita dalle fabbriche troverà ancora un mercato pronto ad assorbirlo.
I segnali non sono positivi, ma la moda e il suo sistema ci hanno insegnato che sanno risorgere come una fenice, l'uccello sacro degli antichi egizi che moriva bruciato ogni 500 anni, ma che poi risorgeva dalle sue ceneri.