A Style Magazine N 4 di aprile 2022, aveva raccontato che vedeva «il bello nelle cose che sono disfunzionali». (Sir) Wayne McGregor, dal 2020 direttore artistico di Biennale Danza, non ha cambiato idea. Presentando We Humans, 18ma Biennale Danza di Venezia, dice: «Il fatto che siamo umani e il nostro corpo lo usiamo per il movimento è una delle possibili chiavi interpretative. Ma ne esistono ovviamente moltissime altre. La cosa più importante è che noi umani siamo oggetti pensanti, pensiamo fisicamente, comunichiamo attraverso i nostri corpi, tocchiamo le cose con i nostri corpi. I nostri corpi sono una sorta di software o sono la piattaforma, la nostra mediazione tra il mondo e l'esperienza. Per questo in fondo noi sappiamo danzare, la danza è infiltrata dentro di noi. Lo facciamo in modo diverso, ma lo facciamo continuamente».
L'idea di We Humans è quella di «esplorare la natura stessa dell'esperienza umana», ricostruendola attraverso coreografie, riflessioni, vere e proprie opere d'arte, che guardano alle radici più profonde del nostro essere come specie. «Volevo che il festival si occupasse di un'epoca nella quale noi umani sembriamo profondamente divisi, nella quale ci sono molti conflitti, un momento in cui sottolineiamo ciò che ci divide rispetto alle somiglianze. Io ho voluto andare il più vicino possibile all'idea anche ci sono molte più cose che condividiamo rispetto a quante ci tengono divisi».
Forma d'arte che si muove attraverso le discipline, spazio di sperimentazione e di nuove libertà, la danza contemporanea racconta pratiche e sensibilità diverse, ma che ruotano tutte intorno a un'idea artistica forte, oltre che a una dimensione di presenza ad alta intensità. E per McGregor è arrivata anche la riconferma alla guida della Biennale Danza per il 2025 e 2026. «Vogliamo puntare sempre di più su voci giovani e voci che hanno molto da dire. Voglio che la danza vada ovunque a Venezia». Perché qui ci mostra la sua natura di «prima forma di comunicazione».