Autolesionismo e adolescenti. «Uno sfogo e un grido di aiuto: ora ho capito perché mi ferivo. Ecco cosa dico ai ragazzi come me che stanno male»

2024-07-10 152,215

Sui polsi indossano i braccialetti, tanti braccialetti per coprire quelle righe bianche sulla pelle. Sono le cicatrici dei tagli che si sono inferte quando stavano malissimo. Tagli sugli avambracci ma non solo, anche sulle gambe, sulla pancia. Tagli per punirsi, come autocritica estrema; oppure tagli come grido d’aiuto, per comunicare agi altri tutta la sofferenza; ferite per lenire i dolori dell’anima facendosi male sul corpo, per spostare l’attenzione dal dolore emotivo a quello fisico, vissuto come più tollerabile. Tagli con lamette e coltelli, oppure escoriazioni, addirittura bruciature. Hanno soltanto 18 anni, alcune di loro anche meno, sono le ragazze autolesioniste ospitate al Centro Santa Teresa, promosso dal Consorzio Zenit, a Capannori, in provincia di Lucca. Una villa in mezzo a boschi e colline, una villa che per alcuni mesi, nei casi più difficili, diventa la casa per minori con problematiche psichiatriche, soprattutto femmine. Come M., che racconta i suoi atti di autolesionismo: «Per me è stato un metodo di sfogo che mi permetteva di canalizzare il dolore emotivo in un punto fisico, ma è stato anche un grido di aiuto perché nessuno voleva credere che stessi male finché il mio problema era mentale, così mi sono ferita per far capire a tutti che quel problema non era soltanto nella mia mente». M. ha tentato il suicidio ma si è salvata: «Stavo male perché non mi sentivo perfetta come avrei voluto, mi trovavo sempre dei difetti e non mi sentivo mai abbastanza, mai all’altezza, a lungo termine questo mi provocava rabbia e odio per me stessa, mi convincevo che il problema ero io e quindi mi ferivo». Cerca di andare alle cause profonde del suo malessere: «Gli adolescenti sono esposti costantemente al giudizio soprattutto attraverso i social, questo innesca un meccanismo perverso di confronto che rischia di degenerare». Storie simili e diverse, che raccontano la fragilità dei nostri adolescenti, sempre in lotta con se stessi e con lo specchio che li trasfigura, giovanissimi che si sento giudicati, spesso sotto esame, in ansia per le performance che richiede la società, la famiglia, la scuola, il gruppo di amici. Ragazzi e ragazze che si vedono distorti, che non si piacciono, che non raggiungono i risultati che vorrebbero. ​Storie come quella di R., che ogni giorno cercava una perfezione che non arrivava mai: «Volevo essere perfetta, sempre impeccabile, ma dal momento che era impossibile mi arrabbiavo e mi punivo. Mi vedevo brutta, non mi sentivo all’altezza degli standard. Ho sofferto inizialmente di disturbi alimentari, non mangiavo come forma di punizione, poi ho iniziato a ferirmi tentando anche di porre fine alla mia vita». Anche lei trova qualche responsabilità nei social: «Quando apri un social network ti imbatti sempre nei post con più like e visualizzazioni, vedi tutte quelle modelle e quelle influencer simpatiche e perfette, truccate, che ti danno consigli su come raggiungere la loro idea di perfezione e la loro idea di felicità. Io sono cresciuta in casa guardando “Striscia la notizia”, mio babbo osservando le veline mi diceva di guardare la loro magrezza». Meccanismi che possono sembrare innocui ma che invece rischiano di rivelarsi dannosi per molte ragazzine e ragazzini.Un fenomeno, quello dell’autolesionismo, che secondo la Società italiana di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza, colpisce in Italia e in Europa 1 adolescente su 5. Dal periodo pre-Covid i casi in Italia sono aumentati del 27%. Nel nostro Paese, i disturbi neuropsichiatrici colpiscono quasi due milioni di under 17. E’ reale il malessere dei nostri giovani. Secondo l’Unicef, in Europa ci sono tre suicidi al giorno di adolescenti: è la seconda causa di morte tra i giovani dopo gli incidenti stradali. Tra i casi arrivati al Pronto soccorso del Bambino Gesù di Roma, i ragazzi con problemi di salute mentale hanno in media 15 anni e nella maggioranza dei casi si tratta di femmine. Nel 2022 le consulenze neuropsichiatriche del pronto soccorso del Bambino Gesù sono state 1.580 (erano 155 nel 2011). E quindi aumentano i centri e le strutture dedicate ai problemi di salute mentale dei giovani. Come il Centro Santa Teresa, che può ospitare in regime residenziale fino a 20 adolescenti affetti da disturbi psicopatologici, tra cui l’autolesionismo. Lo staff è composto da 2 neuropsichiatri infantili, 3 psicoterapeuti, 1 psicologa, 1 assistente sociale, oltre a infermieri, educatori sanitari, oss. Nel corridoio dele stanze ci sono i messaggi lasciati dagli ospiti. «A volte alcune cose vanno lasciate andare, gli eventi non si possono contrastare», «Tantissime gare da superare per poi riuscire a vincere», “Esprimere le proprie emozioni e i propri sentimenti va bene». Una struttura, quella di Capann...