«Le porte in faccia possono essere una motivazione per andare avanti», dice Piero Pelù. Dopo quasi due anni di riposo forzato, il rocker è finalmente tornato. Deserti, il nuovo album, è il suo ritorno in scena. Più forte e determinato di prima. La crisi, la depressione e i momenti difficili che ha affrontato, sono lontani.
Grazie alla musica, dice. Che lo ha salvato: «Due anni fa ho avuto un incidente in studio di registrazione. Un vero e proprio incidente sul lavoro, per cui mi sono esplose le cuffie nelle orecchie mentre stavo cantando. Quella cosa lì per lì mi è sembrata che potesse essere superabile facilmente e invece così non è stato. Tanto che l'anno scorso mi sono ritrovato che avevo un tour già pronto e tutto quanto e ho dovuto rinunciare a suonare. Questo naturalmente mi ha mandato in una profonda crisi. Crisi che sto superando con la musica. Grazie alla scrittura di questo album sono riuscito ad affrontare la crisi. E infatti non è un caso che Deserti sia il secondo episodio di una trilogia dedicata al disagio, al mio disagio naturalmente». In un altro punto del video parla della depressione che l'ha colpito "da adulto", lui che fin da ragazzo ha lottato per coronare le sue aspirazioni musicali. «Questo penso che possa essere assimilabile a quello che forse tanti ragazzi oggi si sentono dire. E cioè sentire intorno a sé una mancanza di fiducia nei propri confronti. Io questa cosa l'ho tradotta nel tempo con un impegno spasmodico nella musica, nella scrittura, nella ricerca. Nel non sentirmi mai arrivato, nell'aver sempre voglia di rinnovarmi, di mettermi in discussione e questa cosa è stata anche molto stimolante per me. In realtà diciamo che se le porte in faccia le prendiamo per il verso giusto, saranno una grande motivazione per andare avanti a qualsiasi età». Cosa manca adesso alla "guarigione" completa? Pelù sente il bisogno di tornare sul palco. Riprendendo quel tour che la malattia gli ha bloccato... «Sono stracarico perché ho tutta l'energia di due anni che sta per esplodere dentro. Sono un po' come una caldera, molto carica, che però sappiamo quando esploderà (...) Per me la musica è un qualcosa che non è mai ferma. La musica è movimento, è suono ma anche silenzio. È la somma di queste due cose che dà il mio movimento preferito».