Dicono di voler essere come lui. Lo chiamano per nome e lo ringraziano “Grazie Giovanni”. Cinquemila studenti si sono dati appuntamento stamattina davanti al Palazzo di Giustizia di Palermo per gridare il loro no forte e deciso alla mafia e per ricordare i magistrati Giovanni Falcone e Francesca Morvillo e gli uomini della scorta Rocco Dicillo, Vito Schifani e Antonio Montinaro, uccisi 32 anni fa nella strage di Capaci. Conoscono bene i ragazzi la storia del magistrato che “si è fatto ammazzare pur di difendere la libertà di questa terra”, che “è stato tanto coraggioso da perdere la vita per tutti noi”. Anche i più piccoli della scuola primaria sanno perfettamente dove si trovano e perché è importante la loro partecipazione. Sono 56 le scuole aderenti alla Rete per la cultura antimafia che si sono date appuntamento nel luogo simbolo della giustizia, con i loro cartelloni e manifesti. Alcuni studenti si sono esibiti in canti e performance teatrali. Non sono mancati l’inno di Mameli e la colonna sonora del film I cento passi ma anche poesie e monologhi. I protagonisti sono stati loro, i giovani che nel 1992 non erano ancora nati ma che dai loro genitori e dagli insegnanti ascoltano il racconto di quell’orrore. Hanno imparato a pronunciare la parola mafia perché devono riconoscerla e da essa sapersi difendere. “Oggi è una giornata importante in cui si rinnova la memoria – spiega Giusto Catania, preside dell’istituto comprensivo Giuliana Saladino al Cep e presidente della Rete per la cultura antimafia nella scuola – e quando si rinnova la memoria si rinnova la lotta alla mafia. Le scuole oggi stanno dando una dimostrazione fortissima di che cosa significhi quotidianamente l’impegno educativo e pedagogico. Se la mafia fosse una semplice organizzazione criminale avremmo già vinto. La mafia entra nelle coscienze e nella cultura collettiva. Per questo è tanto importante il ruolo che svolge la scuola”. Gabriele Vagliuso e Giovanni Di Girolamo, studenti del liceo Regina Margherita di Palermo, sottolineano l’importanza di ricordare uomini come Falcone. “Ricordando lui – dicono i due giovani – noi protestiamo contro la mafia per far sì che ciò che è accaduto non accada mai più. Mandiamo un messaggio chiaro alla mafia: noi non ci stiamo!”. Matteo Renda parla anche a nome dei suoi compagni dell’istituto nautico Gioeni Trabia: “Se noi oggi siamo liberi di vivere in questa città a testa alta e con i nostri ideali è merito di Falcone, Borsellino, Peppino Impastato e tutti gli altri martiri che si sono sacrificati per noi”. Vicini agli studenti, sostenendoli nelle loro manifestazioni, gli avvocati e i magistrati della Anm. “In quel 23 maggio di 32 anni fa è cambiata la storia del nostro paese – dice Giuseppe Tango, presidente dell’associazione nazionale magistrati- sono cambiate le coscienze di tanti cittadini, risvegliate dal torpore di quella colpevole indifferenza nel guardare il fenomeno mafioso. Oggi risplende il loro ricordo e la testimonianza di tutti questi studenti ne è la prova. Bisogna ripartire proprio da loro. Come affermava Bufalino: La mafia sarà sconfitta grazie ad un esercito di maestri e maestre di scuola elementare”. Il presidente dell’ordine degli avvocati di Palermo, Dario Greco guarda con ammirazione e un pizzico di commozione i ragazzi. “Sono giovani, non hanno conosciuto Falcone e Borsellino – commenta Greco – ma sono qui a ricordarli insieme a noi adulti che abbiamo vissuto quei giorni terribili. Giorni che però hanno rappresentato la ripartenza per il popolo dei siciliani onesti. Se non ci fossero stati Falcone, Borsellino, tutti i martiri della mafia, noi oggi saremmo persone diverse, persone peggiori”.
nel video Giusto Catania, presidente Rete per la cultura antimafia nella scuola - Gabriele Vagliuso, studente Regina Margherita - Giovanni Di Girolamo, studente Regina Margherita - Matteo Renda, studente nautico Gioeni Trabia - Giuseppe Tango, presidente Anm - Dario Greco, presidente Ordine degli avvocati di Palermo