Roma, 20 mag. (askanews) - Le Camere di commercio di Italia e Thailandia hanno firmato, nell'ambito di un Forum d'Affari bilaterale organizzato da Unioncamere e Maeci, un memorandum d'intesa per la collaborazione col fine di rafforzare le relazioni economiche e commerciali tra i due paesi. Spiega il presidente di Unioncamere Andrea Prete: "La Thailandia è un paese in sviluppo, in un'area molto importante per l'economia europea, perché stiamo parlando del Sud-est asiatico: un territorio di oltre 600 milioni di abitanti complessivamente, in cui la Thailandia è la porta d'ingresso. La Thailandia è un paese stabile dal punto di vista politico, è un paese molto attivo sotto l'aspetto economico e col quale abbiamo già un interscambio di 4 miliardi di euro: 1,9 miliardi di export e 2,1 di import, ma è un dato che può crescere significativamente. Consideriamo che per tutta l'area asiatica l'export italiano è 85 miliardi, però l'Italia esporta complessivamente 620 miliardi - i dati sono del 2023 ,- quindi uno percepisce i margini di crescita. E' un paese dove c'è una grande voglia anche di prodotti italiani, io ho avuto il piacere di visitarlo l'anno scorso e devo dire che c'è grande attenzione verso le nostre imprese, così come le imprese thailandesi sono già presenti sul territorio italiano con degli investimenti. I thailandesi sono anche investitori significativi in Europa".La Thailandia è uno dei paesi più importanti di una regione, l'area Asean, che può diventare strategica in un momento geopolitico che rende più complicato il commercio con la Cina: "E' un'area che supera i 600 milioni di abitanti. Ricordiamo che, oltre alla Thailandia, c'è il Vietnam, c'è la Cambogia, c'è il Myanmar, c'è il Laos, c'è la Malesia. Tra l'altro paesi che hanno anche un incremento demografico significativo e hanno un'età media molto bassa rispetto all'Europa che tendenzialmente è votata all'invecchiamento. Quindi ci sono grandi opportunità anche per le imprese che vogliono investire lì, ma ci saranno anche opportunità per loro che vogliono investire in Italia. La Cina rimane un grande player, indiscutibile, del quale oggi non si può fare a meno. Però, come sempre capita a chi opera sui mercati, meglio frazionare i mercati, così in qualche maniera eventuali problematiche di un mercato vengono compensati e mediati dalla presenza in tutti i mercati possibili".