Serena Bortone e la "vendetta" della Rai: procedimento disciplinare per il caso Scurati

2024-05-09 17,490

È stato l'affaire mediatico e politico del 25 aprile, giorno della Festa della Liberazione. Dopo oltre due settimane di dibattiti sulla libertà di espressione, il "caso Scurati" si arrichisce di un nuovo capitolo. La Rai ha infatti inviato una lettera di richiamo disciplinare a Serena Bortone, conduttrice del programma Chesarà..., che aveva denunciato la censura del monologo dello scrittore Premio Strega sui suoi profili social.

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La notizia è stata data dall'amministratore delegato della tv di Stato Roberto Sergio durante la riunione della commissione di Vigilanza: il dirigente ha chiarito che «è stato contestato a Bortone, come avvenuto in analoghi casi, il post pubblicato sui social in violazione della normativa della policy aziendale. La contestazione è un atto dovuto e seguirà l'iter previsto dal regolamento». Secondo l'Ad, l'uscita social della giornalista avrebbe causato «un danno reputazionale all'azienda». Ha poi aggiunto che «non è stata vietata né la partecipazione dello scrittore Scurati né la lettura del monologo, poi autorizzata e effettuata dalla stessa Bortone».

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Un provvedimento che ha subito scatenato una sequela di polemiche. A schierarsi dalla parte della conduttrice ci ha pensato l'Usigrai, il principale sindacato dei giornalisti Rai, che ha definito la decisione «inaccettabile e minacciosa».Serena Bortone avrà ora cinque giorni di tempo per fornire spiegazioni. Durante una conferenza stampa organizzata dall'Usigrai in concomitanza con lo sciopero, la giornalista aveva dichiarato di sentirsi tranquilla per aver semplicemente fatto il suo dovere, non denunciando censure ma solo rendendo noto ciò che sarebbe emerso comunque.

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Nel programma condotto da Serena Bortone, era previsto che Antonio Scurati recitasse un monologo dedicato al 25 aprile, arrivando a parlare anche della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Lo scrittore intendeva ripercorrere gli eventi legati all'omicidio di Giacomo Matteotti, avvenuto il 10 giugno 1924, ultimo atto di opposizione al regime fascista all'interno del Parlamento.

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Nel testo, attraverso la narrazione delle stragi delle Fosse Ardeatine, Sant’Anna di Stazzema e Marzabotto, si voleva evidenziare la sistematica violenza politica perpetrata dal fascismo. Tuttavia, la censura è scattata quando Scurati ha coinvolto gli "eredi" di tale esperienza politica, accusando Giorgia Meloni di non aver mai pienamente condannato il fascismo e di non riconoscere il ruolo della Resistenza, arrivando a evitare persino di menzionare l'antifascismo.