Roma, 4 gen. (askanews) - Uno scontro dei leader se tutti si candidassero alle Europee sarebbe "un test di grande democrazia"; lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel corso della conferenza stampa di fine anno, rinviata ad oggi per motivi di salute della premier, rispondendo alla domanda del giornalista di askanews Alberto Ferrarese."Non ho ancora preso la decisione" di candidarmi alle Europee, "niente conta di più per me che sapere di avere il consenso dei cittadini". "Anche oggi che sono premier il misurarsi col consenso sarebbe una cosa utile e interessante, né mi convince la tesi di chi dice che candidarsi alle Europee è una presa in giro dei cittadini perché poi ci si dimette, ma i cittadini lo sanno, anche questa è democrazia". "Una mia eventuale candidatura - ha proseguito Meloni - potrebbe forse portare altri leader a fare la stessa scelta, anche delle opposizioni, e potrebbe anche diventare un test di altissimo livello. Queste ragioni mi farebbero propendere per un sì, ma devo capire se la mia candidatura personale potrebbe togliere tempo al mio lavoro da premier, perché penso anche che sia una decisione che dovrebbe essere presa insieme agli altri leader della maggioranza".Quanto al possibile ingresso in una "maggioranza Ursula", Meloni ha risposto "Io lavoro per costruire una maggioranza alternativa. E che tra l'altro gli ultimi mesi ha dimostrato di potere esistere su alcuni dossier, penso ad alcune materie legate alla transizione verde, penso ad alcune materie legate all'immigrazione... Se questo non fosse possibile all'esito del voto delle elezioni europee, come si sa io non sono mai stata disponibile a formare un'alleanza parlamentare con la sinistra. Non l'ho fatto in Italia e non lo farei in Europa. Questa rimane la mia posizione"."Un ragionamento diverso va chiaramente fatto per il tema della Commissione, dove si fa un po' di confusione, e del voto parlamentare che conferma la Commissione", ha puntualizzato Meloni. "Quando si forma una Commissione europea, ogni governo esprime un proprio commissario. Ursula von der Leyen fu eletta presidente della Commissione nel 2019 con il voto determinante di partiti di governo, che poi non hanno mai fatto parte della sua maggioranza. Ad esempio, il PiS polacco... Perché ovviamente quando si fa un accordo e ciascun governo nomina il suo commissario, poi i partiti di governo tendono a favorire la nascita di quella Commissione che è frutto di un accordo. Ma questa non è una maggioranza e non lo è stata, per esempio nel caso di Ursula von der Leyen. Quindi con questa doverosa precisazione, perché è una dinamica solo europea che qui in Italia spesso secondo me genera confusione nel dibattito che sento e che leggo, no non sarei disposta a fare una maggioranza stabile con la sinistra in parlamento. Come è sempre stato, per quello che mi riguarda".