Mosca, 28 dic. (askanews) - Due condanne durissime e gravissime: sette anni e cinque anni e mezzo di carcere rispettivamente ad Artyom Kamardin e Yegor Shtovba, due poeti russi accusati di aver letto in pubblico poesie contro la guerra in Ucraina. Farlo ormai significa violare le leggi sull'"incitamento all'odio" e le "attività contro la sicurezza dello Stato".È l'ultima frontiera della Russia di Vladimir Putin, dove qualsiasi critica, anche la più innocua, all'aggressione militare contro lo Stato confinante viene repressa brutalmente. E non si tratta di una metafora: Kamardin ha denunciato (inutilmente) di essere stato violentato dalla polizia. I fatti risalgono al settembre del 2022, dopo una lettura pubblica di poesie pacifiste a Mosca, davanti al monumento al poeta Vladimir Majakovskij.Il giorno dopo, gli agenti fecero irruzione nell'appartamento di Kamardin e sua moglie Alexandra Popova. Secondo le denunce dei due, minacciarono Popova di stuprarla in gruppo e le spruzzarono colla cianoacrilica (super-attack) sulla bocca e sulle guance. Contemporaneamente, in un'altra stanza, picchiarono e brutalizzarono Kamardin con un bilanciere.Al processo conclusosi oggi alcuni dei parenti e amici dei due imputati che erano presenti hanno gridato "vergogna!", protestando contro l'ingiustizia del regime russo, mentre l'anziano padre di Kamardin ha parlato di "arbitrio assoluto". Diverse persone sono state arrestate davanti al tribunale alla fine del procedimento.Migliaia di persone (circa 20.000 secondo l'Ong specializzata Ovd-Info) sono state arrestate in Russia dall'invasione dell'Ucraina nel febbraio del 2022, in un'ondata di repressione contro ogni forma di dissenso. Un terzo poeta, Nikolai Dayneko, è stato condannato a maggio a quattro anni di carcere per un episodio analogo, dopo aver patteggiato. A novembre, l'artista Alexandra Skochilenko è stata condannata a sette anni di carcere per aver sostituito le targhette dei prezzi di un supermercato con bigliettini che recavano slogan contro la guerra.