Roma, 14 dic. (askanews) - L'approccio One Health è l'unica chance possibile per affrontare le principali sfide dei prossimi anni e la consapevolezza dell'interdipendenza tra salute del pianeta e salute dell'uomo deve guidare le scelte politiche future e quelle degli attori sociali ed economici, oltre che gli sviluppi per medicina e sanità. A pensarla così è l'88% degli italiani secondo il "Rapporto Campus Bio-Medico - One Health", frutto dell'indagine sociale condotta dall'Istituto Piepoli, presentato al Senato nel corso dell'evento "Salute e Sostenibilità Sociale, Economica e Ambientale". L'approccio One Health, considerato essenziale per la sostenibilità, permea il Social Green Masterplan, il piano di sviluppo al 2045 del Campus Bio-Medico che con il Rapporto ha voluto indagare le aspettative di italiani ed europei sul futuro di salute e welfare."Non abbiamo più chances ha detto Carlo Tosti, presidente di Fondazione e Università Campus Bio-Medico -. L'unica chance è il modello One Health che in qualche modo cerca di integrare le attività di didattica, assistenza e ricerca verso una sostenibilità e una salute integrale. L'indagine che è stata svolta dall'istituto di ricerca indica che l'88% degli italiani crede in questo modello e auspica anche che poi i soggetti interessati riescano ad integrare tra di loro le attività di didattica, assistenza e ricerca".Per il 70% degli italiani la salute è il nodo cruciale seguita da lavoro (60%) e ambiente (48%). Viene avvertita l'importanza della prevenzione che per la maggior parte degli italiani riguarda la sfera medica con screening e controlli mentre all'estero è un concetto più globale tanto che per il 60% degli europei riguarda l'attività fisica e il movimento. "L'obiettivo principale qual è? - ha detto il ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi -. Fondamentalmente il consolidamento del benessere individuale e collettivo, comunitario. I contributi alla qualità della vita delle persone che passano attraverso l'affermazione della cultura della prevenzione rispetto alla cultura della cura e attraverso il contributo che tante discipline possono dare in quest'ottica di collaborazione e lo sport è uno di questi elementi che, abbiamo capito anche da questa ricerca, nelle altre nazioni viene percepito come tale e nella nostra nazione non si è ancora affermato nella sua utilità proprio rispetto al raggiungimento del benessere individuale e collettivo. Io l'ho definito 'difesa immunitaria sociale' ma è evidente che è anche una difesa immunitaria individuale. Dipende da quanto questo elemento venga promosso a partire dalla scuole e anche nell'ottica intergenerazionale, perché la vita di una persona non si esaurisce negli effetti, si trasferisce anche nel suo Dna".