Milano, 9 ott. (askanews) - Sessant'anni fa, il 9 ottobre del 1963 alle 22:39 una frana di 270 milioni di metri cubi di roccia si staccò dal monte Toc, precipitando nel bacino artificiale creato per alimentare la nuova diga del Vajont. In 4 minuti, dapprima la massa d'aria generata dall'acqua che s'incuneò nella valle, con una pressione stimata in quasi il doppio di quella della bomba atomica di Hiroshima e poi il muro dell'acqua tracimata, circa 50 milioni di metri cubi, annientarono, letteralmente, le cittadine di Longarone, a fondo valle e i borghi di Erto e Casso, vicino alla diga e danneggiarono diversi altri comuni della zona.I morti furono 1.910, quasi 500 erano bambini. I corpi di molti di loro non furono mai più ritrovati. Fu uno dei più gravi disastri ambientali della storia provocati dall'uomo .Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per commemorare le vittime nel giorno di questo triste anniversario, si è recato sul luogo della tragedia deponendo una corona in memoria delle vittime del Vajont al cimitero di Fortogna. Successivamente è intervenuto alla cerimonia commemorativa nel corso della quale hanno preso la parola Massimiliano Fedriga, Presidente della Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia e Luca Zaia, Presidente della Regione Veneto. "La tragedia che qui si è consumata - ha detto Mattarella - reca il peso di gradi responsabilità umane, di scelte che venivano denunziate da parte di persone attente, anche prima che avvenisse il disastro. Assicurare una cornice di sicurezza alla nostra comunità significa sapere apprendere la lezione dei fatti e saper fare passi avanti... Riuscire ad assicurare condizioni di sicurezza e garanzia di giustizia, come richiede il buon governo, rimane obiettivo attuale e doveroso nella nostra società, perché occuparsi dell'ambiente e rispettarlo è garanzia di vita".Il Capo dello Stato ha avuto anche modo di visitare la diga, rimasta praticamente intatta nel disastro, quasi come eterno monito a non sfidare mai più le leggi della Natura in nome di biechi interessi economici e commerciali."L'interazione dell'uomo con la natura è parte dell'evoluzione della natura stessa, perché l'uomo fa parte della natura ma non deve diventarne nemico", ha concluso Mattarella.