Il video Port à porter gioca con le parole trasformando il port (un dispositivo che permette di avere un accesso venoso centrale permanente, in pratica un catetere inserito sotto la cute dei pazienti per effettuare prelievi di sangue e somministrare le terapie) in un oggetto «pronto da indossare». «Il filmato – spiega l’autrice Rosella Roselli - nasce dalla mia storia personale, che inizia con una diagnosi e prosegue con la sua accettazione. Il video documenta un lungo percorso e le sue varie fasi: dalla paura, rassegnazione fino alla consapevolezza passando dall’appropriazione gioiosa dell’oggetto. Spero che questo progetto possa essere di aiuto a tutte quelle donne che come me hanno intrapreso e intraprenderanno questo cammino faticoso».