(Adnkronos) - È noto che il microbiota intestinale possa influenzare diversi aspetti del sistema endocrino dell’ospite, tra i quali certamente quelli correlati agli ormoni sessuali e alla riproduzione. "In una sperimentazione condotta su cavie di laboratorio i cui risultati furono pubblicati nel 2013, si dimostrò come il trasferimento del microbiota intestinale da maschi adulti a femmine immature, oltre ad alterare il microbiota di quest’ultime, generava importanti cambiamenti metabolici ma soprattutto determinava, negli esemplari femminili trapiantati, aumentata produzione di testosterone. La scoperta fu così eclatante che gli autori di quel lavoro coniarono il nuovo termine 'microgenderome' proprio per stressare il ruolo del microbiota intestinale nella polarizzazione di genere". Così esordisce l'immunologo Mauro Minelli nella puntata di questa settimana di 'Fermenti, il segreto della salute', la rubrica online quindicinale realizzata sotto l'egida scientifica della Fondazione per la Medicina Personalizzata, in collaborazione con Adnkronos Salute.
"D’altronde che i batteri del microbiota intestinale siano in grado di modulare i livelli sia di estrogeni che di testosterone circolanti nel sangue è un fatto acclarato, tanto da aver portato altri studiosi a coniare i termini di estroboloma e testroboloma per indicare l’insieme dei geni appartenenti a batteri intestinali in grado di agire sul metabolismo degli ormoni sessuali sia femminili che maschili - continua Minelli - E’ per il tramite di queste complesse dinamiche che l’ecosistema intestinale è in grado di influenzare stati patologici legati agli ormoni sessuali tra i quali, in particolare, la sindrome dell’ovaio policistico o l’endometriosi".
"E’, quest’ultima, una condizione estrogeno-dipendente che in Italia sembra colpire dal 10% al 15% delle donne in età fertile, caratterizzata da anomala proliferazione di tessuto endometriale al di fuori dell’utero - ricorda - con conseguente dolore pelvico, perdite di sangue mestruale abbondanti e prolungate, infertilità. In donne affette da endometriosi vi è, verosimilmente, un potenziamento dell’estroboloma con conseguente aumento degli estrogeni circolanti ed incremento dell’infiammazione. In uno studio recente è stata dimostrata una dominanza di Escherichia e Shigella nelle feci di donne con endometriosi di stadio 3-4".
"La sindrome dell’ovaio policistico o Pcos (Polycystic Ovary Syndrome) è, invece, una malattia iperandrogenica con bassi livelli di estrogeni, fortemente associata alla sterilità. Pazienti affette da Pcos mostrano frequentemente sovrappeso, insulino-resistenza e infiammazione sistemica di basso grado. Recentemente - osserva Minelli - è stato dimostrato che tali pazienti hanno un profilo di microbiota intestinale sbilanciato in favore di batteri del genere porphyromonas in grado di aumentare la permeabilità intestinale, con minor abbondanza di batteri appartenenti, invece, alla famiglia ruminococcaceae che include microrganismi produttori di sostanze benefiche per l’organismo ospitante (soprattutto acidi grassi a catena corta)".
"Tutto questo evidenzia ancora una volta l’impellente necessità di comprendere e sapere come funzionano le comunità microbiche che albergano nell’intestino umano e come esse interagiscono con l’organismo che le ospita, ma anche catalogare in modo esauriente tutti i membri che compongono il microbiota di ogni singolo individuo eventualmente affetto da una determinata patologia, che sia intestinale o metabolica o endocrina. L’intento ultimo è quello di prevedere per ogni singolo paziente terapie probiotiche non scelte a caso, ma rigorosamente impostate sulle caratteristiche soggettive di ciascuno. D’altro canto, i recenti progressi nelle tecnologie di sequenziamento hanno permesso di portare a compimento un numero sempre crescente di ricerche e studi strategici, utilissimi ad acquisire spunti chiave sul microbioma umano e sulle patologie ad esso correlate", conclude l'immunologo.