Daniela è una giovane operatrice umanitaria di origini rumene, giunta in Italia all'età di 7 anni. Omar invece è arrivato insieme ai genitori dalla Tunisia quando aveva appena sei mesi. Entrambi hanno fatto tutto il percorso scolastico, dalle elementari all'università, in Italia. Nel Belpaese hanno fatto tutte le stesse esperienze che i loro amici, compagni e colleghi italiani hanno fatto negli anni, ma Omar e Daniela italiani ancora non possono definirsi. "Siamo italiani senza cittadinanza", spiega Omar che alla vigilia dell'approdo del disegno di legge sullo Ius Scholae alla Camera, che intende semplificare il processo per ottenere la cittadinanza, racconta cosa voglia dire vivere una condizione come la sua. "Ho capito che ero diverso dagli altri tardi, quando a 18 anni sono andato in Questura per ottenere il permesso di soggiorno. Li ho capito", racconta Omar. E allo scoccare dei 18 anni è arrivata l'epifania anche per Daniela. "I miei compagni di classe mi chiedevano chi avrei votato alle elezioni politiche che si sarebbero svolte da lì a poco ma io non potevo far altro che rispondere che non potevo votare, anche se di politica mi sono sempre interessata", racconta Daniela. Tra gite scolastiche e trafile burocratiche, le due storie si assomigliano. "Per spiegare la nostra condizione credo che non ci siano migliori parole di quelle della poesia 'A Zacinto' (di Ugo Foscolo, ndr): possiamo ammirare la nostra terra solo da lontano e senza poter approdare - conclude Omar -. Mi sento distaccato, lontano e messo da parte per una colpa che non ho". .di Francesco Giovannetti