Roma, 16 giu. (askanews) - Produzione industriale a rischio per il mancato recupero delle materie prime critiche. A lanciare l'allarme uno studio di The European House-Ambrosetti, commissionato da Erion - il sistema multi-consortile italiano di Responsabilità Estesa del Produttore per la gestione dei rifiuti associati ai prodotti elettronici, che per la prima volta ha mappato tutti i settori industriali nei quali tali materie prime sono coinvolte.Un tema centrale quindi per il nostro paese come spiega Lorenzo Tavazzi, partner The European House di Studio Ambrosetti: "La situazione italiana è che le materie prime critiche contano per 564 miliardi di produzione industriale, quindi quasi il 32% del Pil, quindi un valore estremamente importante sulla produzione industriale di oggi e soprattutto sulla produzione industriale di domani, legata alla transizione energetica e quelle legate ai grandi settori, di grande sviluppo potenziale per l'Italia come la robotica, l'AI science e altre attività che guardano in aggiunta ai settori del made in Italy a una leadership dell'Italia. Le materie critiche per l'Italia sono estremamente importanti e quindi da lì le criticità, perché sono materie prime scarse da un lato, ma ad alto valore economico".Tale situazione rende quindi sempre più urgente un investimento nella produzione domestica di materie prime critiche attraverso il potenziamento del sistema di riciclo corretto dei Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche, attualmente fermo al 39,4% contro il 65% di target europeo. Centrare tali obiettivi di raccolta sarebbe un contributo fondamentale, come spiega Danilo Bonato, direttore generale Erion:"Può contribuire sicuramente da un punto di vista di recuperare materie critiche come le terre rare e metalli preziosi. Pensate che noi potremmo, se raggiungessimo i risultati di raccolta dei migliori paesi europei, potremmo recuperare fino a 7.600 tonnellate di materie prime critiche che è più o meno l'11% dei bisogni di importazione dalla Cina".Per centrare gli obiettivi di raccolta dei RAEE, lo Studio suggerisce di agire su tre dimensioni: normativa, adeguamento della disciplina di raccolta dei prodotti tecnologici per ampliare i canali di conferimento dei RAEE di piccole dimensioni e pile; volumi, con l'incentivazione di meccanismi di raccolta, sviluppo di"ecopoint" diffusi sul territorio e creazione di meccanismi di controllo a contrasto ai flussi paralleli e, infine, impiantistica , con la semplificazione delle procedure autorizzative (in media oggi la realizzazione di un impianto richiede 4,3 anni), così da garantire tempi certi di esecuzione anche attraverso l'adozione di modelli per favorire una gestione del consenso sul territorio, oltre a un incremento della capillarità dei centri di raccolta, oggi distribuiti territorialmente in modo disomogeneo.