La Direzione Investigativa Antimafia ha eseguito un decreto di confisca beni, emesso dal Tribunale di Palermo - sezione Mp - su proposta del Direttore della Dia, nei confronti dell'ex deputato regionale Giuseppe Acanto, 58 anni, ritenuto vicino a Cosa nostra. La confisca riguarda beni mobili e immobili, rapporti bancari, il capitale sociale e i compendi aziendali di varie società per un valore di oltre 400 milioni di euro. Il provvedimento scaturisce dagli esiti di una complessa attività investigativa che, già in passato, aveva consentito di accertare la gestione, da parte di Acanto, della contabilità di società riconducibili alla famiglia mafiosa di Villabate. Gli accertamenti fiscali e patrimoniali hanno evidenziato la sproporzione fra i redditi dichiarati e l'ingente valore dei beni da lui gestiti e già sequestrati tre anni fa. L'ex deputato, inoltre, è ritenuto "socialmente pericoloso" e per questo sottoposto a sorveglianza speciale per quattro anni, a partire dal 2018. Decisive le dichiarazioni rese dal pentito Francesco Campanella, ex braccio destro del boss Nino Mandalà, che fra il 2002 ed il 2004 ebbe l'incarico di gestire il ricovero di Bernardo Provenzano in una casa di cura a Marsiglia. E' stato accertato che Acanto, fin dagli anni '90, era socio in affari illeciti con Giovanni Sucato, il cosiddetto "mago dei soldi", il cui cadavere nel 1996 fu trovato carbonizzato all'interno della propria auto.