La Papua Nuova Guinea ritarda di almeno 24 ore l’espulsione forzata di centinaia di uomini, dal centro di detenzione australiano Manus Island, che ha chiuso le porte ufficialmente il 31 ottobre.
Quasi 600 uomini si sono barricati nella struttura da oltre 10 giorni, rifiutando di abbandonare gli alloggi, per essere trasferiti temporaneamente nella vicina cittadina di Lorengau.
PNG government is removeing fances Australia government is putting us in more danger.. Help us please pic.twitter.com/GWDlXaQh7L— Kaleem (@Manusisland) 9 novembre 2017
“Coloro che non sono rifugiati, che non avevano bisogno di protezione, dovrebbero tornare a casa”, ha dichiarato la premier australiana ad interim Julie Bishop.
Intanto venerdì a Sydney circa 200 persone sono scese in strada per protestare contro il trattamento da parte del governo australiano dei richiedenti asilo di Manus Island. La tensione alle stelle ha portato a scontri tra manifestanti e polizia.
Manus Island protesters have been labelled a disgrace following wild scenes in Sydney. https://t.co/c41QqS5Oe0 #ManusIsland #7News pic.twitter.com/Eh0E42aYqC— 7 News Adelaide (@7NewsAdelaide) 11 novembre 2017
La salute dei rifugiati che sono ancora sull’isola papuana è a rischio. Dalla chiusura del centro il 31 ottobre, infatti, mancano acqua potabile, elettricità e i servizi igienico-sanitari sono precari.
This is our situation in manus detention center water is finished we are drinking this water pic.twitter.com/oplcpKs82c— Kaleem (@Manusisland) 1 novembre 2017