Venezia come ai tempi della Repubblica. Così il leghista Luca Zaia vede la sua regione e parla di “Big Bang” dopo il referendum sull’autonomia. Che in Veneto è quasi un blebiscito: 60% l’affluenza alle urne e un 98% di sì. Risultati che attendono per oggi la conferma ufficiale ma che fanno già dire a Zaia: “Noi chiediamo tutte le 23 materie, e i nove decimi delle tasse”.
Sulla questione degli “sghei” il referendum non sarà nulla di più che un elemento di pressione sulle trattative con il governo. Toni trionfali anche da parte di Roberto Maroni che invece in Lombardia, a parte i problemi con il voto elettronico, ha avuto un risicato 40% d’affluenza:
“Mi rendo conto adesso di avere un impegno altrettanto importante che è quello di dare concreta attuazione al mandato che il popolo lombardo mi ha assegnato. Che è quello di andare a Roma ed ottenere, nel quadro dell’unità nazionale, più competenze e più risorse” ha detto Maroni in conferenza stampa a Milano.
Parole che fanno buon gioco soprattutto a livello politico, secondo il politologo Paolo Natale: “Il referendum è fatto in questo momento secondo molti per motivi un po’ propagandistici. Maroni in particolare probabilmente ha trovato questo strumento referendario come un’ipotesi di maggiore visibilità della regione e quindi anche della propria parte politica”.
Ovviamente il primo che punta ad incassare il risultato politico è Matteo Salvini: “Questa è una opportunità trasversale per tutti i lombardi e i veneti. A prescindere dai voti finali andremo a Roma a dare battaglia” promette.