All’indomani della frattura tra Madrid e Barcellona, i furgoni della Polizia Nazionale lasciano la stazione del capoluogo catalano tra le urla, i fischi, gli insulti della folla.
Sono circa 10.000 gli agenti delle forze dell’ordine – tra Polizia Nazionale e Guardia Civil – che Madrid ha progressivamente dispiegato in Catalogna fino a preparare l’intervento del 1 ottobre. Un intervento che ha causato centinaia di feriti: elettori indipendentisti cui è stato impedito d’accedere ai seggi di un referendum illegale secondo il governo e la costituzione spagnoli.
Ma ora il Premier conservatore Mariano Rajoy si ritrova nel vicolo cieco di un confronto diretto con il governo regionale catalano. Ieri la consultazione con il leader dei socialisti Pedro Sanchez e con il liberale Albert Rivera, per sbrogliare la matassa della peggior crisi politico-istituzionale che la Spagna abbia attraversato da anni.
Il governo catalano ha invocato una mediazione internazionale per risolvere il conflitto con Madrid. Intanto il risultato del voto – una vittoria schiacciante del sì anche se con appena il 42% di partecipazione – è nelle mani del Parlamento regionale che potrebbe dichiarare l’indipendenza nell’arco di pochi giorni. Almeno una settimana sarà invece necessaria prima che i deputati discutano la questione in aula a Madrid.