Scene da Venezuela nel cuore dell’Europa.
Gli scontri tra la Guardia Civil Spagnola e gli elettori catalani nel giorno del referendum sull’indipendenza sono cominciati con l’irruzione delle forze dell’ordine inviate da Madrid nel seggio elettorale di Sarria de Ter, a Girona, quello dove avrebbe dovuto votare il leader catalano, Presidente della Generalitat, Carles Puigdemont. Un blitz con il quale il materiale elettorale è stato posto sotto sequestro prima che si svolgessero le operazioni che Madrid, considerandole illegali, ha deciso di fermare con la forza dello Stato.
Il resto della giornata è stato un crescendo di paradossi, padri di famiglia con il figlio in spalla che affrontano unità antisommossa.
A Barcellona la polizia antisommossa ha creato un cordone per impedire che gli elettori s’avvicinassero ai seggi ed ha prelevato con la forza chi già si trovava pronto a mettere la scheda nell’urna.
Uno dei simboli massimi della contrapposizione istituzionale è stato il faccia a faccia avvenuto a San Julià de Ramis, Girona, dove i Vigili del Fuoco si sono contrapposti tra le forze antisommossa e la folla dei manifestanti.
A Barcellona gli agenti della Polizia hanno sparato palle di gomma ad altezza d’uomo per allontanare e disperdere i manifestanti.
Almeno 844 le persone rimaste ferite nella giornata di scontri; 19 gli agenti di polizia e 14 gli agenti della Guardia Civil, secondo il Ministero dell’Interno.