Stop ai voli internazionali da e per il Kurdistan iracheno. Sconfitta politicamente dal referendum che non riconosce, Baghdad passa alle ritorsioni e prova a strangolare la regione autonoma che ha votato per l’indipendenza, chiudendo i suoi cieli.
In previsione della misura, in vigore dal tardo pomeriggio locale di questo venerdì, i banchi viaggiatori dell’aeroporto internazionale di Erbil sono stati presi d’assalto: ricercatori, dipendenti di imprese internazionali, ma anche giornalisti e operatori umanitari, che con la loro fuga fotografano l’ampiezza delle ripercussioni, minacciate dal colpo di mano del governo centrale. La stessa direzione dell’aeroporto sottolinea come rischi così di chiudersi uno dei principali corridoi per l’invio degli aiuti umanitari in Siria. A Erbil Baghdad ha anche chiesto di “consegnarle lo scalo”: definizione poi esplicitata dall’ordine di rimpiazzarne tutto il personale con uomini del governo centrale.
Impotente difronte al 92% incassato al referendum dagli indipendentisti, il premier Al Habadi aveva già ottenuto che diverse compagnie aeree sospendessero i collegamenti con il Kurdistan iracheno.