Il Governo del Bangladesh cerca di fare i conti con l’arrivo, in poche settimane, di oltre 150 mila Rohingya, fuggiti dal Myanmar dopo aver patito l’ennesima ondata di violenza.
La Premier, Sheikh Hasina, pur solidarizzando con i rifugiati per mere questioni umanitarie, fa notare tuttavia di non avere le capacità per offrire loro servizi di base.
Sheikh Hasina, Primo Ministro Bangladesh:
“Siamo esseri umani, so cos‘è accaduto, nel 1971 è successo anche a noi, abbiamo la stessa esperienza, come sapete mia sorella è qui con me, ma la mia famiglia è stata assassinata, siamo stati all’estero, abbiamo dovuto vivere come rifugiati per anni, quindi ne conosciamo la tristezza e il dolore”.
Dallo scorso 25 agosto, la minoranza etnica di religione islamica ha iniziato un vero e proprio esodo a seguito degli scontri nello stato di Rakhine, dove il buddismo è la religione prevalente.
49 Hin Lynn, Ambasciatore Myanmar all’ONU:
“L’utilizzo di parole, non avvalorate dai fatti, compromette la credibilità: il gruppo terroristico denominato Arakan Rohingya Salvation Army sta incitando la gente a lasciare le loro case, dando loro false speranze di reinsediamento in un Paese terzo”.
Il governo birmano nega cittadinanza e diritti di base ai Rohinghya, perché li considera immigranti illegali provenienti dal Bangladesh, nonostante la loro presenza in Myanmar sia ampiamente documentata.