L’incubo del 2007 torna a materializzarsi in Kenya. Nella capitale Nairobi e a Kisumu, nell’Ovest del Paese, continuano gli scontri scoppiati dopo la chiusura delle urne. Le violenze si concentrano nelle roccaforti dei sostenitori del candidato d’opposizione Raila Odinga.
La polizia ha ucciso almeno 3 manifestanti ed una quarta persona è stata uccisa da gruppi di militanti scesi in strada per protestare contro il risultato del voto. Secondo i dati non definitivi diffusi dalla Commissione Elettorale, il Presidente uscente Uhuru Kenyatta avrebbe ottenuto oltre il 54% delle preferenze.
Il candidato d’opposizione Raila Odinga, già protagonista delle violenze post-elettorali che 10 anni fa causarono la morte di 1.100 persone e il ferimento di altre centinaia, ha denunciato l’hackeraggio del sistema di conteggio informatico. Un fatto che la Commissione Elettorale ha smentito, affermando che il sistema è sicuro e che in nessun momento si sono verificate manipolazioni esterne. Secondo i risultati parziali Odinga avrebbe ottenuto il 44,8% dei suffragi.
L’ex-Segretario di Stato Americano John Kerry, alla guida della missione di monitoraggio delle elezioni, ha confermato la trasparenza dello scrutinio e ha lanciato un appello alla calma.
Nonostante i disordini siano al momento localizzati a poche e determinate aree, la sfida del Paese africano era proprio quella d’evitare una recrudescenza delle violenze che nel 2007 trascinarono l’intero Paese al bordo della guerra civile.