Le autorità libiche hanno mostrato a un inviato della tv pubblica danese TV2 una prigione per migranti di Tripoli. Con un doppio fine: primo che le immagini siano da deterrente per quanti hanno intenzione di lasciare l’Africa passando per la Libia, secondo: mostrare altro rispetto all’orrore di torture e violenze a cui sono sottoposti i migranti nelle prigioni libiche. Orrore più volte denunciato da reporter e ong.
Un migrante del Ghana dice: “Mi arrendo, voglio tornare a casa mia per avere una vita migliore”.
In questa prigione le persone vivono ammassate e il cibo scarseggia. Si mischiano migranti salvati dal mare dalla guardia costiera libica e migranti arrestati sulla terraferma, come immigrati irregolari. Anas Al Azadi, supervisore della prigione: “La Libia è una vittima come i migranti, siamo vittime su entrambi i fronti, noi siamo solo un Paese di passaggio”.
Un giovane detenuto racconta:“Noi siamo due fratelli, ora resto solo io. L’altro è morto durante il viaggio. Non so che fine han fatto gli altri parlo per me: se non c‘è modo di uscire, voglio tornare indietro. Voglio vedere mia madre”. Molti di questi detenuti aspettano nuovi documenti per farsi identificare e magari uscire di prigione. Così finisce il sogno di raggiungere l’Europa di questi ragazzi africani la cui vita, quando non è persa in un barcone che affonda, è segnata per sempre.